Medici di base e Covid, De Angelis (Ordine dei Medici): «Sancita l’importanza della medicina territoriale»


ASCOLI PICENO – «Sicuramente la pandemia ha portato alla luce delle carenze programmatiche che non risalgono solamente allo stretto passato, parliamo di, almeno, vent’anni». A parlare è Fiorella De Angelis, presidente dell’Ordine dei Medici provinciale. Con lei abbiamo parlato di come il Covid abbia cambiato il mondo dei medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, ma anche il modo di prestare assistenza ai pazienti. Di fatto, «i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sono diventati il fronte della pandemia».

«Uno dei dati più significativi – dice la presidente De Angelis – è rappresentato dalla mutazione del modo in cui vengono compiute le visite. E’ presente un lavoro preliminare di triage, svolto dai medici di base via telefono, col quale si constata la situazione ed, eventualmente, si concorda una visita in studio. E’ diventato il primo passaggio nel far fronte al Covid. Naturalmente questa nuova via occupa molto del tempo per i medici. Spesso contattano i pazienti che hanno contratto il virus anche due volte al giorno.

I dati nazionali, quindi può esserci una discrepanza tra Regione e Regione, ci dicono che “solamente” il 6,2% dei positivi ha bisogno di essere ospedalizzato. Il resto è curato, in base ai sintomi manifestati, presso il proprio domicilio. Il Covid può presentarsi in un paziente in via: asintomatica, paucisintomatica, servera e critica. Il 10% dei positivi paucisintomatici, stando ai dati, evolve il proprio quadro sintomatologico in una condizione severa. Questo rimette al centro l’importanza del monitoraggio compiuto dai medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta.  Ovviamente i medici lavorano a stretto contatto con le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, istituite col Decreto legge 14 del 9 marzo. A loro è prettamente riservata l’assistenza e sorveglianza domiciliare dei positivi».

Età media dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta ed il mancato ricambio

«Come dicevo – riprende De Angelis -, il Covid ha sancito l’importanza della Sanità territoriale. Questa ha, in gran parte, evitato il collasso degli ospedali. Negli anni abbiamo assistito a tagli sui posti letto, sulla prevenzione, sul personale… Il blocco del turnover ha alzato l’età media dei medici, degli infermieri, di tutto il personale coinvolto; con molti di loro che sono in odore di pensionamento. I mancati investimenti sulla Sanità hanno portato tanti giovani medici, nati e formati in Italia, ad emigrare per lavorare, venendo apprezzati all’estero. Nessuno nega l’importanza di un’esperienza oltre confine, ma andrebbero creati i presupposti per un ritorno in patria. Tutti questi dati che sto elencando hanno creato non pochi problemi alla quotidianità; coi medici che, essendo sotto organico, hanno avuto non poche difficoltà a combattere il Coronavirus. Speriamo che questa pandemia possa riportare chi di competenza a tornare ad investire nella Sanità pubblica, senza dimenticare che la prevenzione continua a svolgere un ruolo importante nella società».

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