Montemonaco, nasce l’idea del recupero dei sentieri


MONTEMONACO − La montagna, mai come quest’anno, ha dovuto far i conti con un boom turistico rilevante. Questi ambienti, nell’immaginario, incontaminati hanno subito tanti cambiamenti. Un rapporto che parte da lontano, tra l’uomo e la natura, e che ha avuto una svolta decisiva nell’industrializzazione locale. Prima si viveva nelle proprie comunità, nelle tante frazioni che insistevano sui propri centri urbani di riferimento (Balzo, Arquata del Tronto, Montemonaco…); poi si è avuto un progressivo spopolamento. Questo indietreggiamento ha portato alla perdita di tanti mestieri antichi ed, in alcuni casi, di pascoli, campi e sentieri.

«Mia nonna mi raccontava sempre che qui si viveva col baratto. Ciascuno era ferrato in qualcosa: si potevano pagare un paio di scarpe con una cassetta di patate, ad esempio. I miei sono originari di qui, io sono nato a Fermo, per alcuni anni ho vissuto a Roma, ed ora sono tornato “a casa” in pianta stabile.» A parlare è Alessandro Ambrosi, guida ambientale escursionistica (GAE), da sempre legato al territorio di Montemonaco e verace amante della montagna.

«Recentemente abbiamo maturato l’idea, condivisa con l’amministrazione comunale, di recuperare alcuni sentieri che collegano Montemonaco con le proprie frazioni. Il più fattibile ci è sembrato quello che unisce la frazione di Isola di S. Biagio col mio paese. Abbiamo preso delle cartine risalenti al ‘900 ed abbiamo visto la conformazione del territorio in quegli anni.

Nello specifico si tratta di un percorso di 3,5 km, con duecento metri di dislivello. Quando abbiamo iniziato ad ispezionarlo, abbiamo trovato tante sorprese. Il nostro territorio ne è davvero ricco! Un esempio? Alcune cascatelle che scorrono lungo le rocce e delle “lame rosse” − foto a piè di pagina, ndr − di roccia che assomigliano molto a quelle famose di Fiastra.

Quando accompagno in escursione gli amanti dell’aria aperta, amo ricostruire la storia dei posti che si stanno visitando, attraverso l’interpretazione ambientale, le tradizioni del luogo e le sue leggende. Quando li conduci nei boschi, spesso, dico loro che qui c’erano tante carbonaie − oramai perdute ed abbandonate −. Talvolta ricevo degli sguardi increduli. Così li porto lì e scavo leggermente con lo scarpone; dopo poco escono dei resti di carbone. Il nostro territorio parla di noi e della nostra storia. E’ in questo spirito, ovvero di valorizzare sempre più la nostra ricchezza e quello che c’è, che abbiamo proposto questo percorso del recupero dei nostri antichi percorsi.

Come dicevo all’inizio, un ruolo decisivo per me l’ha fatto la memoria storica di mia nonna. Da giovane, all’età di dodici anni, faceva la domestica a Roma. Con le prime corriere, nel weekend, tornava a “Vallegrascia“, frazione di Montemonaco − abitava lì, ndr −. L’unico modo che aveva di raggiungere le altre abitazioni o il paese di Montemonaco erano tutti questi sentieri, ormai appannaggio della natura. Stiamo iniziando questo lungo cammino − per ora sono solamente in tre, ndr −: lo abbiamo ispezionato, segnato i punti salienti, preso i riferimenti GPS… Speriamo di poterlo consegnare alla collettività entro i prossimi anni.»

 

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