Prosegue la crisi idrica, la Ciip cerca di trovare nuove soluzioni

Gli anni 2016 – 2021 sono stati segnati dai tragici eventi del sisma che ha interessato ben 33 Comuni sui 59 serviti con gravi conseguenze sull’emungimento dalle principali sorgenti di approvvigionamento idrico e relative linee adduttrici. Tale criticità ha avuto un ulteriore aggravamento in ragione della crisi idrica conseguente alla siccità che si è ininterrottamente protratta sino ad oggi e che è la più grave degli ultimi trent’anni. La crisi idrica ha fatto registrare un calo della risorse idropotabili delle principali sorgenti con punte di oltre il 58% dell’assentito (-735 l/s su 1.275 l/s), interessando in particolar modo la Sorgente di Foce di Montemonaco che ha visto ridurre la sua portata complessiva dagli oltre 600 l/s ai circa 120 erogati nel 2022 oltre alla scomparsa di alcune sorgenti quali Forca Canapine, che adduceva oltre 45 l/s al sistema di Capodacqua o Fosso Rio per oltre 10 l/s. La Ciip prosegue dunque nella ricerca di nuove soluzioni alla crisi idrica

All’approvvigionamento dalle sopra citate sorgenti maggiori, si aggiungono diverse sorgenti minori a servizio delle piccole frazioni montane. Lo schema acquedottistico, inoltre, è alimentato anche da impianti di soccorso che il Gestore utilizza per fronteggiare i picchi di consumo che si hanno nel periodo estivo o durante i mesi di magra degli anni particolarmente siccitosi. In conseguenza degli eventi sismici del 24/08/2016 e successivi, i cui effetti hanno modificato il regime di rilascio dei bacini sotterranei di alimentazione dei gruppi sorgentizi montani, gli impianti di soccorso hanno assunto un ruolo primario per compensare il grave deficit tra risorsa idrica disponibile e fabbisogno idropotabile dei territori serviti. Gli impianti di soccorso principali di cui il Gestore dispone sono:

• Impianto di Santa Caterina, realizzato negli anni ‘70, è ubicato lungo il paleo-alveo in sinistra idrografica del Fiume Tenna, in località Tenna del Molino nel Comune di Sant’Elpidio a Mare (FM), ed è a servizio dei centri abitati di Fermo e Porto San Giorgio, per un totale di circa 53.000 abitanti serviti. La portata di concessione è stabilita in 22,7 l/s, passati attualmente, dapprima in virtù dei provvedimenti del Comitato Provinciale di Protezione Civile, in seguito formalizzati con regolare concessione fino ad un quantitativo di 80 l/s.

• Impianto di Fosso dei Galli, a servizio di parte della zona Sud di San Benedetto del Tronto – Zona Porto d’Ascoli e della Località Centobuchi di Monteprandone. La risorsa viene emunta dal campo pozzi collocato in prossimità dell’argine sinistro del Fiume Tronto e successivamente trattata presso l’impianto di potabilizzazione omonimo. La portata di concessione, una volta effettuato il trattamento, consente di erogare una portata massima di 80 l/s.

• Impianto di Castel Trosino, progettato per servire un totale di circa 50.000 abitanti è entrato in funzione nel 2019. Ubicato nella zona Sud-Est di Castel Trosino, frazione del Comune di Ascoli Piceno, a circa 4 km dal centro della città, si inserisce nell’Acquedotto Pescara d’Arquata ed è a servizio dei centri abitati di Ascoli Piceno, Folignano, Maltignano nonché della zona industriale del capoluogo stesso. L’impianto preleva a scopo potabile risorse idriche sotterranee dall’acquifero della dorsale carbonatica della Montagna dei Fiori. La portata assentita è pari a 150 l/s di cui 80 l/s in utilizzo ordinario.

  • Impianto di soccorso a Petritoli, costituito da tre pozzi posizionati sulla sponda destra del fiume Aso, da una vasca di carico e dal relativo impianto di sollevamento, il tutto per una portata massima di emungimento pari a 30 l/s. Nel 2020 l’impianto è stato dotato di un sistema di filtrazione a carboni attivi al fine di migliorare la caratteristiche qualitative della risorsa idrica captata.

Rispetto alla configurazione pre-sisma tali azioni hanno permesso di recuperare circa 287 l/s a fronte di oltre 700 l/s di riduzione con un gap strutturale di oltre 450 l/s.

Alle predette Fonti si aggiungono alcune cosiddette “interconnessioni acquedottistiche” ossia collegamenti con altri gestori che forniscono acqua in zone limitrofe per motivi territoriali o di disponibilità e le sorgenti minori che alimentano le piccole frazioni che non sono raggiunte dall’acquedotto principale, in special modo nelle zone montane.

Le interconnessioni non sempre sono attive e sono le seguenti:

  • Interconnessione Tennacola zona Campiglione di Fermo per circa 5 l/s
  • Interconnessione Tennacola Zona Lido Tre Archi per circa 10 l/s
  • Interconnessione Tennacola Zona Amandola per circa 5 l/s
  • Interconnessione Ruzzo zona S. Giacomo di Ascoli Piceno per circa 2 l/s
  • Interconnessione Acquedotto Tre Valli Umbre – Zona Forca Canapine di Arquata per circa 5 l/s

Oltre ai suddetti interventi adottati per fronteggiare la carenza idrica, la Ciip ha presentato al Ministero, in relazione ai fondi del PNRR, il progetto di un potabilizzatore in zona Comunanza, a sostegno della linea dei Sibillini, in grado di trattare una portata massima di 400 l/s, con la possibilità di ricevere acqua da 2 approvvigionamenti distinti, di seguito descritti:

  • Prelievo lago di Gerosa:

Il Lago di Gerosa, con una capacità di invaso ante sisma di circa 14.000.000 di mc (attualmente tale capacità è stata ridotta per problematiche amministrative) potrebbe garantire una portata da potabilizzare di 150-200 l/s; l’invaso è gestito dal consorzio di Bonifica delle Marche, con il quale dopo aver condiviso la soluzione tecnica per il prelievo, occorrerà stipulare apposita convenzione per il prelievo. L’intervento è in fase di progettazione definitiva nell’ambito dell’intervento complessivo di Interconnessione acquedottistica delle ATO 3, 4 e 5 “Anello dei Sibillini”, e finanziato a fondo perduto con le risorse del PNRR.

  • Prelievo fiume Tenna:

Il Fiume Tenna, al confine tra i comuni di Montefortino ed Amandola, fuori dal territorio del Parco dei Sibillini ha una portata stimata anche in periodi di massima magra di circa 600 l/s , in gran parte poi prelevati dall’ENEL per fini idroelettrici. E’ quindi possibile effettuare, a monte, un prelievo di una portata da potabilizzare di 150-200 l/s , che andrà poi reimmessa nell’acquedotto dei Sibillini presso Croce di Casale mediante una condotta di circa 9 km dopo aver subito un blando trattamento di potabilizzazione presso il medesimo impianto che tratterà le acque provenienti da Gerosa. L’intervento è in fase di progettazione definitiva nell’ambito dell’intervento complessivo di Interconnessione acquedottistica delle ATO 3, 4 e 5 “Anello dei Sibillini”, e finanziato a fondo perduto con le risorse del PNRR.

I suddetti progetti sono stati finanziati ed avviati, la loro entrata in esercizio si prevede con orizzonte 2026, con il limite che il prelievo massimo potrà essere consentito solo per brevi periodi di punta ed in condizioni di criticità, mentre il prelievo medio annua si attesterà a circa 100 l/s.

  • PRELIEVO E POTABILIZZATORE ALTO TRONTO (COLLE D’ARQUATA O TRISUNGO)

Tale progetto, ancora embrionale, per il quale si sta redigendo il Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DOC FAP), prevede la “Realizzazione dello schema di approvvigionamento straordinario e suppletivo del bacino dell’alto corso del Fiume Tronto – Immissione in rete previa potabilizzazione delle risorse idriche”, ovvero mira alla rivalutazione e revisione dell’attuale sistema idrico di approvvigionamento per la parte di distretto legata all’alta valle del Fiume Tronto, in una fascia a monte degli attuali schemi concessori, in modo da far fronte alle contrazioni di disponibilità idrica presenti anche sull’Acquedotto del Pescara: fra le possibili fonti alternative di alimentazione da falda superficiale, la soluzione tecnica di maggior interesse e di immediata attuabilità atterrebbe alla linea Colle d’Arquata-Grisciano al confine fra le Regioni Marche e Lazio.

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