Rubava le password, dipendente Inps condannato

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il furbetto dell’Inps è stato stanato dalla Guardia di Finanza che gli ha trovato in casa una valigetta con le password dei colleghi ed altri documenti. Le Fiamme gialle si erano mosse a seguito di una segnalazione. L’uomo, originario del nord Italia, aveva messo a punto un metodo in apparenza perfetto per rimanere al di sopra di ogni sospetto: si era impossessato delle password dei colleghi, con le quali operava indisturbato nel sistema informatico facendo variazioni nell’Archivio anagrafico unico nazionale dell’Inps.

Cosa faceva in pratica? In pratica, prelevava i contributi previdenziali da persone in regola con l’Inps e li trasferiva nelle posizioni della moglie, del figlio e di qualche amico. Al figlio ha anche erogato un’indennità di disoccupazione. Con questo meccanismo l’Inps avrebbe subito danni per 208mila euro. Procedeva alle operazioni illecite utilizzando le password dei colleghi e persino la sua.

I fatti risalgono alla metà degli anni 2000. L’indagine della Corte dei Conti è iniziata nel 2008, a seguito di una segnalazione. L’uomo ha commesso i reati nelle sedi di Ascoli, San Benedetto e nel fermano, dove di volta in volta prestava servizio.

Oltre al contenzioso amministrativo la “cricca” è stata sottoposta a procedimento penale ad opera della Procura della Repubblica di Fermo, che si è concluso con un “non luogo a procedere per sopraggiunta prescrizione”.

Il dipendente dell’ente previdenziale chiedeva la prescrizione anche per la causa civile, che non gli è stata riconosciuta. Si è pure difeso asserendo di avere subìto il furto della password che, secondo la tesi difensiva, sarebbe stata utilizzata, insieme a quella dei colleghi, da un anonimo criminale informatico per introdursi nel sistema dell’Inps. Tesi respinta dai giudici.

Secondo l’accusa il danno erariale ammonta a 208mila euro. Poiché l’istituto pensionistico ha attivato la procedura civile per il recupero degli indebiti previdenziali, la Corte dei Conti delle Marche ha condannato l’uomo a risarcire l’Inps per un importo di 128mila e 946 euro. Nella somma sono inclusi 25mila euro per “danno da disservizio”. Ovvero: durante le operazioni illecite il dipendente non lavorava con profitto. Poi l’Inps ha dovuto attivare le procedure per rielaborare le posizioni contributive. Della serie: il tempo è denaro.

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