San Benedetto del futuro/ Il porto secondo l’architetto Acciarri

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Tutte le città di mare, ormai da decenni, di fronte all’esigenza di riconvertire le proprie  aree attrezzate, sono ripartite dalla riqualificazione delle aree portuali e questo sia in Italia che all’estero”. Così l’arch. Vincenzo Acciarri apre la sua riflessione sullo sviluppo futuro dell’area portuale della Riviera.

La premessa: “Occorre in primo luogo ricollegare il porto alla città. Per farlo bisogna intervenire su quei 16 ettari di territorio posti ad est del faro, la parte più bella e strategica della città. Questa, destinata dal Piano Regolatore a verde e impianti sportivi, in pratica, a parte questi ultimi, versa in uno stato di semiabbandono soprattutto nella stagione invernale. Quasi una periferia verde senza idee chiare e progettualità”.
Il concorso di idee. “Ho più volte suggerito in passato di ricercare la definizione di questa area attraverso un concorso di architettura a livello internazionale. Da questo contesto creativo avrebbero potuto scaturire suggerimenti per la sistemazione di questa delicata e strategica parte della nostra città. Così come è stato fatto per altri centri anche in tempi recenti: Trieste, Brindisi, Bari, Salerno  ma anche in piccoli centri, come Marina di Massa. I progetti scaturiti dal concorso potrebbero ottenere finanziamenti dall’UE”.
Il porto: la prima fase. “Per ridare vita al porto, specie nella parte turistica, occorrerebbe in primo luogo ricollegarlo alla città. Per farlo bisogna  eliminare la barriera attualmente costituita dal viale di scorrimento Temistocle Pasqualini (via dei Tigli). Essa infatti interrompe la continuità tra l’area verde prima  descritta e il mare. Basterebbe sostituire il tracciato di questa arteria con un tunnel sotto parte di Viale Marinai d’Italia. Creando così un diretto rapporto tra la città con la sua isola pedonale e il mare con il porto, senza interferenze. Passando poi alla seconda fase, cioè a cosa fare sugli edifici esistenti a ridosso del porto, è da prevedere una serie di interventi di recupero dell’esistente”.
Una cittadella dedicata alla bellezza. “La buona pratica “di costruire sul costruito” serve a trovare spazi ove collocare funzioni destinate a favorire un’alta presenza di persone per tutto l’arco della giornata. Penso a spazi per incontri, manifestazioni sia al chiuso che all’aperto, centri di aggregazione, biblioteche, ludoteche, sedi di circoli e associazioni, accanto a botteghe artigiane, locali per la ristorazione e intrattenimento, piccole attività commerciali e  di servizio. Vedrei bene anche spazi espositivi come gallerie d’arte e studi di artisti. Ricordando che, fino agli anni ottanta, nella zona del porto destinata ai cantieri navali si realizzavano delle vere e proprie opere d’arte. Esse venivano realizzate con la costruzione di straordinari scafi in legno, vere e proprie sculture, come vere e proprie sculture in acciaio possiamo considerare attualmente i bellissimi scafi degli yachts e dei pescherecci in riparazione”.
L’arte in primo piano. “Consideriamo inoltre  che proprio nella zona del porto già esiste da anni una bellissima “Scultura Viva- Mostra d’Arte sul Mare”  unica in Italia, molto visitata e apprezzata. E altre sculture di Cleto Capponi, Ugo Nespolo, Paolo Annibali, Mario Lupo. Sempre nella stessa zona, negli anni ’60 , Pericle Fazzini aveva ideato la sua monumentale opera dedicata agli “Uomini del Mare”, purtroppo mai realizzata. Tutto ciò per dire che la bellezza potrà essere l’elemento-guida per rigenerare il nostro porto e farne un elemento di grande attrazione. Il miglior biglietto da visita per la città, non solo per chi viene dal mare.”
Uno sviluppo qualitativo. “Si tratta della  prima opportunità di trasformare un’area urbana con problemi in una risorsa che trasmetta l’immagine di una città accogliente. In vista di passi successivi che rivitalizzino non solo il porto ma l’intera città. Ma per fare ciò serve una grande determinazione e la  forza di volontà per  “volare alto”. E’ solo  attraverso la qualità che si potrà raggiungere uno sviluppo sostenibile del nostro territorio rimediando agli errori del passato, quando lo sviluppo delle città si misurava quasi esclusivamente in termini quantitativi”.
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