Sfollato arrestato: “Non sono né un pazzo né un violento”

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Un’associazione della provincia di Ascoli Piceno ha accolto nella serata di ieri Enzo Rendina, tornato in libertà dopo essere stato arrestato il 30 gennaio per resistenza a pubblico ufficiale per essersi opposto ai carabinieri che avevano mandato di allontanarlo dal campo base dei vigili del fuoco nella zona industriale di Pescara del Tronto dove, da sfollato a seguito del terremoto, si era stabilito dal 18 gennaio scorso.

Per lui c’è il divieto di tornare ad Arquata disposto dal giudice del tribunale di Ascoli Piceno Marco Bartoli che dopo due giorni trascorsi nel carcere di Marino del Tronto lo ha rimesso in libertà. Rendina è accusato anche di interruzione di pubblico servizio per essersi stabilito nell’area dove devono iniziare i lavori per l’istallazione delle casette. Il 58enne arquatano, dopo la scarcerazione, ha trascorso il pomeriggio di ieri nello studio ad Ascoli del suo legale, l’avv. Francesco Ciabattoni.

“Non sono né pazzo, né violento – ha detto Rendina -. Il problema è che dopo il terremoto del 24 agosto e quello del 30 ottobre è molto difficile per me vivere in ambienti chiusi, circondato dal cemento armato, perché ho paura di nuovi crolli”. Ieri in tribunale ha anche prodotto un certificato a firma del dottor Italo Paolini di Arquata del Tronto datato 30 gennaio (il giorno dell’arresto) che attesta una “fobia da case in muratura”. Rendina chiede una sistemazione abitativa in zona, non al mare dove stanno gli altri terremotati. “Mi è stato promesso un container, ma a me bastava pure una tenda, non chiedo altro”. Quanto all’accusa di resistenza a pubblico ufficiale ha spiegato: “Mi hanno messo le manette, ma la cosa peggiore è stato vedere prendere il mio zaino dove ci sono i miei, pochi, effetti personali che sono riuscito a recuperare dopo il crollo di casa mia. Non volevo perderle perché è tutto quello che mi è rimasto”.

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