Sisma "Sono sicure le dighe?", Giorgini (M5S) interroga Ceriscioli

“La sicurezza delle dighe non riguarda solo la solidità delle sttrutture: è importante controllare la stabilità dei versanti”. Il consigliere sambenedettese in Regione Marche, Giuseppe Giorgini, ha presentato una interrogazione sulle dighe al presidente della Regione Luca Ceriscioli

MARCHE – “Le Marche, si sa, non sono una regione particolarmente fortunata – affferma Giorgini – dal punto di vista geologico, con terremoti e dissesti vari che periodicamente scuotono i territori e fanno scricchiolare le certezze. La gestione delle emergenze deve essere integrata ed appoggiata alla gestione ordinaria e al monitoraggio e alla verifica dei fenomeni in atto, così da prevenire ulteriori possibili catastrofi.

Un caso emblematico è quello degli invasi artificiali. Nel territorio marchigiano ci sono 5 dighe gestite dal Consorzio di Bonifica della Regione per un invaso complessivo di quasi 68 Mm3 di acqua. Tali dighe costituiscono una importante riserva idrica per la stagione estiva e/o producono energia elettrica da fonte rinnovabile e rappresentano pertanto un’importante risorsa per la comunità.

La morfologia degli invasi riflette quella caratteristica delle valli marchigiane: un’asse prevalente nella direzione del corso d’acqua, versanti acclivi, fondovalle a superficie molto limitata, energia di rilievo importante. Sono frequenti fenomeni di instabilità e dissesto incombenti sugli specchi d’acqua, alcuni dei quali documentati anche da fonti ufficiali (come ad esempio Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, Carta Geologica d’Italia, Progetto “Italia Sicura” a cura del Ministero delle Infrastrutture).

Alla necessità di una manutenzione ordinaria di tali dighe, si aggiunge ora la necessità di ulteriori controlli e verifiche. Infatti la crisi sismica che ha colpito il nostro territorio a partire dal 24 agosto scorso non può considerarsi conclusa e le abbondanti precipitazioni nevose hanno ulteriormente aggravato situazioni di criticità. Nel corso delle ultime settimane, comparivano su alcuni giornali on-line2 alcune esternazioni del Presidente del Consorzio di Bonifica, che dichiaravano “ingiustificato” l’allarme dighe garantivano che “non c’è nessuna struttura che venga monitorata così costantemente come una diga”. Non mettiamo in dubbio che ci siano severi protocolli per la verifica della stabilità delle strutture: quello che ci preoccupa è piuttosto la stabilità dei versanti dell’invaso. Vi ricordate il Vajont? La struttura là ha retto benissimo, è stata la montagna a crollare nella diga. Il mio non è allarmismo, è un richiamo alla prevenzione: se si agisce ora, si evita di piangere poi.

Per questo ho interpellato il Presidente chiedendo se il Consorzio di Bonifica stia facendo qualcosa in proposito (monitoraggio, verifica e controllo dello stato di attività dei fenomeni di dissesto idrogeologico, perlomeno dei fenomeni più rilevanti). Chiediamo anche, dal momento che il Consorzio ci sembra più preoccupato dalle strutture che dal complesso di episodi di dissesto idrogeologico, riattivazioni di fenomeni esistenti, indizi di possibile attivazione, se sia nelle intenzioni di questa Amministrazione, esautorare il Consorzio di Bonifica della sua prerogativa di verifica sulla sicurezza dei versanti, qualora di sua competenza”.

Giorgini stila l’elenco: “Diga di Mercatale (medio corso del fiume Foglia, nel Comune di Sassocorvaro), 6ML m3 circa, Diga di Castreccioni (alto corso del fiume Musone, nel Comune di Cingoli) per 42ML m3, Diga di San Ruffino (alto corso del fiume Tenna, fra i Comuni di Amandola e Monte S. Martino) 2,6ML m3, Diga di Gerosa (alto corso del fiume Aso, Comunanza), circa 15,5ML m3 di acqua e Diga di Rio Canale, a Campofilone per meno di 1,5ML di m3 di acqua”.

Per la popolazione del Piceno il problema si chiama Scandarello, una diga realizzata negli anni Venti del Novecento lungo il torrente Scandarello, affluente del fiume Tronto. Ma la Regione Marche non ha voce in capitolo perché la diga è situata nel Lazio.

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