Terremoto e Alzheimer, per qualcuno è emergenza nell’emergenza

Il dopo terremoto in centro Italia vive un’emergenza nell’emergenza che si chiama Alzheimer.

Perdendo la casa, i malati hanno smarrito anche quel poco di identità e di memoria delle cose che gli restava: sono migliaia di persone, oltre 400 solo in provincia di Macerata nei dodici comuni più colpiti dove un terzo dei 15 mila abitanti ha oltre 65 anni.

Un’emergenza nell’emergenza, di cui si parlerà a Pistoia al Convegno nazionale sui Centri Diurni (16-17 giugno). Il tema sarà affrontato in particolare con la relazione che la dottoressa Manuela Berardinelli presenterà e che parla di vissuti drammatici, di solitudini disperate, di famiglie angosciate dalla precarietà quando già nella normalità avevano difficoltà a gestire i propri infermi.  Ma offre anche un panorama di cose pratiche fatte e da fare, di iniziative già in opera come il Progetto Hotel per le demenze, oltre a un’enormità di problemi che solo un tenace ottimismo della volontà permette di affrontare, mentre la ricostruzione è di là da venire.

Berardinelli abbina la presidenza nazionale dell’associazione Alzheimer Uniti Italia Onlus a quella della sezione Marche. Sono volontari dediti, appunto, al mondo delle demenze. Il suo diario inizia dalle scosse del 24 agosto 2016 e continua con quelle del 26 e 30 ottobre 2016, fino all’ultima catastrofe sotto la neve del 18 gennaio scorso. Distrutti i paesi, la popolazione s’è come noto divisa: chi ha rifiutato di andarsene per restare nel disagio delle tendopoli, chi è  sfollato sulla costa, alcuni da parenti, i più in hotel.

“Chi paga maggiormente il prezzo del terremoto sono gli anziani e i malati”, scrive la presidente, “La perdita della casa è una ferita pratica ed emotiva che non si rimargina. Per chi soffre di demenza tutto si amplifica e si complica. La memoria non ha più coordinate, non resta più niente in cui riconoscersi”.

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