Urbinati: "Al Madonna del Soccorso non saranno chiusi altri reparti"

“Per quanto mi riguarda l’unica cosa certa è che l’ospedale unico non potrà essere né il Mazzoni di Ascoli Piceno  né il Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto”. Intervista al consigliere della Regione Marche Fabio Urbinati (Pd)

Consigliere Urbinati, le liste d’attesa favoriscono la sanità privata e le visite a pagamento. Per una prestazione con l’impegnativa del medico di famiglia si attendono mesi, a pagamento si trova l’appuntamento nel giro di una settimana. Questo favorisce la sanità privata e chi ha il reddito alto. Cosa sta facendo la sanità pubblica per trattare in maniera degna chi non può permettersi di corrispondere le prestazioni? Si riuscirà a dare appuntamento in una settimana a chi ha l’impegnativa?
“Quello delle liste d’attesa è un problema antico, in questo anno e mezzo si sono ridotte alcune criticità, alcuni esami si fanno nel giro di pochi giorni, per altri c’è ancora da lavorare e la direzione Asur lo sta facendo con decisione. Riguardo la sanità privata ricordo che c’è anche una sanità “privata convenzionata”, essa deve garantire ed essere da supporto a quella pubblica. Nella nostra città pochi mesi fa in molti si indignarono per una eventuale chiusura della clinica convenzionata Stella Maris, di cui il tribunale di Ascoli Piceno ne decretò il fallimento, con la chiusura avremmo perso migliaia di prestazioni in convenzione ed oltre 60 posti letto a San Benedetto. Ci fu un grosso impegno di tutti, lavoratori, sindacato, curatela fallimentare e Regione Marche. Grazie a questo lavoro di squadra salvammo circa 90 posti di lavoro, posti letto e prestazioni. Oggi molti di quelli che ci attaccano sulla sanità privata sono gli stessi che alzarono gli scudi e puntarono il dito contro la Regione per difendere quella struttura privata. Qualcuno dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso”.

Quali argomenti ha a disposizione la Regione per convincere il cittadino che l’ospedale unico si farà?
“Di ospedale unico nel Piceno se ne parla ormai da 20 anni. La conferenza dei sindaci ha dato già più volte il via libera a questo progetto. Quello è il futuro, quello significa mettere nelle migliori condizioni possibili i nostri operatori sanitari per dare risposte serie ad una società che cambia ed una sanità che evolve scientificamente. Io dico che oggi solo il discorso della vulnerabilità sismica varrebbe la costruzione di un nuovo ospedale nel Piceno, sia il Mazzoni che il Madonna del Soccorso sono stati progettati e costruiti con tecnologie e progettazioni risalenti agli anni Sessanta, noi siamo in un territorio a rischio sismico, parliamo sempre di sicurezza e prevenzione, lo facciamo molto per le scuole, io credo che insieme ad esse, con la stessa forza, dovremmo porci anche il problema dell’edilizia sanitaria, e dobbiamo farlo in fretta”.

In quale location l’ospedale unico? Si parla di Centobuchi, Spinetoli, Campolungo, addirittura del Mazzoni Ascoli.
“Per la localizzazione ha facoltà di decidere la conferenza dei Sindaci, il territorio ne ha la piena facoltà e la Regione rispetterà le decisioni. Se non dovessero decidere sarà la Regione a farlo con criteri oggettivi che terranno conto di diversi fattori. Per quanto mi riguarda l’unica cosa certa è che l’ospedale unico non potrà essere né il Mazzoni ne il Madonna del Soccorso. Questo è ovvio. Io mi impegnerò affinché i cittadini siano informati passo dopo passo di questo percorso, tutto dovrà avvenire nella massima trasparenza”.

Per l’ospedale unico ci vorranno svariati milioni di euro. La Regione ha le disponibilità?
“In Regione, insieme al presidente Luca Ceriscioli e ai vertici Asur stiamo lavorando a questi progetti, uso il plurale in quanto questo non avverrà solo per il Piceno. Per questo ci si sta attivando anche per i finanziamenti, ci sono diverse possibilità, ma prima occorre il progetto. L’area vasta 5 ha già fornito alla Regione una prima fase di studio da cui deriveranno tutte le analisi tecniche e dei costi, lo ha fatto con grande scrupolo e rigore, io li ringrazio, perché lo hanno fatto nonostante ciò che è accaduto in questo territorio dopo il 24 Agosto. I terremoti hanno messo a dura prova anche il sistema sanitario Piceno, e devo dire che la risposta è stata decisa e professionale”.

All’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto i reparti stanno diminuendo. Non bisogna essere preparati in materia, per capire che quando si taglia significa che le cose non vanno. La politica dovrebbe dire ai cittadini, senza troppi giri di parole, perché avvengono gli smantellamenti e quanti altri spariranno. Ad esempio, a San Benedetto non c’è l’incubatrice. E’ ovvio che le donne incinte preferiscono andare a partorire dove c’è l’incubatrice, come ad Ascoli, per maggiore sicurezza. Che fine farà il punto nascite? 
“Quando entrai in Regione 18 mesi fa era voce di popolo che tra Ascoli e San Benedetto doveva rimanere un solo punto nascite, la regione negli ultimi mesi del 2015 avviò alla chiusura i punti nascita di Osimo e Fabriano mentre nel Piceno il punto nascite del Madonna del Soccorso fu potenziato con le nuove sale parto e la sala operatoria di prossimità, così come prevedono le nuove normative sanitarie. Nei prossimi mesi quel reparto sarà nuovamente potenziato e ci saranno importanti novità. Credo che questa sia la miglior risposta possibile a chi prefigurava una chiusura del punto nascite. Detto questo negli ultimi 18 mesi a San Benedetto non ha chiuso nessun reparto, non chiuderà nemmeno il blocco Otorino dove rimarranno aperte le sale operatorie e gli ambulatori oltre alla disponibilità notturna del medico per le emergenze e i posti letto per i ricoveri. Ho chiesto questo poiché, andando verso l’ospedale unico, ritengo superato il percorso dell’integrazione in Area vasta, un progetto che non ha dato i risultati che ci si aspettava, chi la pensò più di 10 anni fa, a mio modesto avviso, non ebbe una visione di prospettiva, si sono solo generati problemi nuovi anziché trovare soluzioni per il futuro. Quel futuro oggi è diventato presente e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quindi fino a quando non ci sarà l’ospedale unico, pari dignità per gli attuali due nosocomi, e si rispetti la vocazione all’emergenza-urgenza del Madonna del Soccorso, così come previsto dal progetto di area vasta”.

Per i problemi dei polmoni e del sangue ci si deve rivolgere al Mazzoni di Ascoli. Il Madonna del Soccorso non è più attrezzato. 
“Mentre a San Benedetto mi chiedono perché al Madonna del soccorso non ci sia più la pneumatologia e l’ematologia, ad Ascoli mi chiedono perché al Mazzoni non ci sia più la psichiatria e la neurologia con tanto di Stroke-unit. Io rispondo semplicemente che questo è il progetto di integrazione in Area vasta, un progetto che non funziona, mentre io voglio una visione di prospettiva che dia una sanità all’avanguardia alle nuove generazioni del Piceno”.

Giulietta Capocasa e il vertice dell’Area vasta 5: il M5S chiede le dimissioni. Cosa farà l’Asur Marche, lascerà  la dirigenza al suo posto?
“Il M5S farebbe prima a chiedere ai cittadini se vogliono la pace o la guerra, perché quando chiedi se vuoi lasciare aperto o chiuso un ospedale è la stessa cosa. Ripeto, da quando c’è questa amministrazione regionale a San Benedetto non ha chiuso nulla poiché il reparto otorino non chiuderà. Se si riferiscono alle integrazioni di alcuni reparti in Area vasta fatte negli ultimi 7-8 anni come la cardiologia devono chiedere ad altri, certamente non a questa amministrazione regionale. Comunque io con il gruppo dei 5 Stelle in regione ho un ottimo rapporto, vorrei ricordare che io e Peppino Giorgini con i nostri rispettivi gruppi abbiamo impegnato formalmente questa giunta regionale a negare l’intesa per la realizzazione dell’impianto di stoccaggio del gas a San Benedetto, lo abbiamo fatto con l’unanimità dell’assemblea Legislativa delle Marche. Quel risultato fu frutto di seria collaborazione che sono certo arriverà anche per la sanità Picena. Consiglio a loro che anziché puntare il dito contro il direttore dell’Area vasta 5, Giulietta Capocasa, e i vertici Asur si impegnino a dare suggerimenti e prospettive. L’attuale direzione dell’Asur Picena sta lavorando con grande tenacia e lontano dai riflettori e con il giusto distacco dalla politica che vuole gestire e non indirizzare. Non dimentichiamoci di ciò che è avvenuto il 24 agosto, ma nonostante tutto i risultati ci sono e altri ne arriveranno”.

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