Alessia Mangiola, in difesa dei padri separati: bancomat in balia delle ex mogli

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’evoluzione degli usi e costumi porta con sé il dramma silenzioso dei padri separati, ridotti  a bancomat in balia delle ex mogli. Uomi che spesso non arrivano a fine mese, per adempiere l’obbligo dell’assegno di mantenimento. Ci sono quelli che per sfamarsi vanno a mangiare alle mense Caritas e a dormire sulle panchine (foto).
A sostegno dei padri separati con figli minori sono sorte varie associazioni in Italia, supportate da cittadini volontari, spinti a sostenere la causa da motivi di varia natura, ma sono sempre persone con un alto senso della solidarietà. Una battaglia da eroina per supportare la categoria la sta conducendo la sambenedettese Alessia Mangiola. Collabora con l’avvocato Carlo Ioppoli, fondatore dell’Anfi (Associazione Nazionale Familiaristi Italiani) e gestisce il blog “Illucidamente” con Francesco Tuesca di Treviso. Ha iniziato ad interessarsi dell’argomento otto anni fa quando ha scelto come compagno della sua vita un separato con minori, dal quale ha avuto un figlio.
“Gli uomini si rivolgono a me per chiedermi consigli su come comportarsi e per avere suggerimenti per un buon avvocato”, esordisce la 33enne volontaria e analista dei dati dei padri separati.
“Le storie sono tutte uguali, uomini che devono subire donne sanguisughe che spesso li riducono sul lastrico. Uomini che mantengono una lodevolissima compostezza di fronte alle angherie che devono sopportare”.
Alessia ha a che fare con casi di tutta Italia, ma ha voluto raccontarne uno che si è consumato nel Piceno. Un caso che riguarda una coppia con tre figli, due dei quali minorenni all’epoca della separazione consensuale.
“Il Tribunale – racconta Alessia – stabilisce che lui deve versare 300 euro al mese per il mantenimento di ogni minore e 300 euro per lei per un anno, oltre alla concessione dell’ex tetto coniugale. Mi chiedo se il magistrato abbia tenuto in considerazione che l’ex marito percepiva in quel periodo uno stipendio di mille euro al mese”.
Non finisce qui. “La bambina – dice ancora Alessia – preferisce restare a dormire dal padre, che nel frattempo va a vivere nelle vicinanze per stare vicino ai figli. La donna però denuncia l’ex marito perché la piccola di notte non rientra a casa. Il giudice concede al papà di tenere con sé la bambina e stabilisce che deve corrispondere 500 euro al mese all’ex moglie e pagarle l’affitto sine die. Lui fa ricorso in appello per annullare i 500 euro mensili. La sentenza lascia i 500 euro e riconosce l’affitto solo per i seguenti sei mesi”.
L’uomo è titolare di un ristorante stagionale ed è socio di un supermercato. “I due – ancora Alessia – fanno un accordo verbale, con il quale lei rinuncia ai 500 euro per l’assunzione al ristorante nel periodo estivo. Alla fine dell’attività stagionale può accedere alla disoccupazione e le viene concesso di fare la spesa gratis al supermercato quando vuole. Poi però il supermercato fallisce e l’uomo riconsegna la licenza del ristorante al Comune, che viene poi presa dai due figli che assumono la madre al ristorante”.
Finito? macché. “Dopo un po’ lei lascia il lavoro e porta di nuovo l’ex marito di fronte al giudice con un atto di precetto con cui minaccia il pignoramento della casa coniugale dove lui vive con i figli. L’odissea si chiude con una sentenza che impone all’uomo di versare all’ex moglie gli arretrati: in totale 13mila euro. Si è tenuto conto che aveva un fallimento alle spalle e due minori da mantenere? (uno avuto dalla nuova compagna). Insomma per potere versare quanto stabilito dal magistrato l’uomo è costretto a chiedere un prestito, indebitandosi ulteriormente. E questa la chiamano giustizia?”.
Terminato il contenzioso penale la causa è passata in mano alla giustizia civile: ora l’uomo chiede l’affido esclusivo della figlia minore per fatti gravi non citati e l’assegno di mantenimento per la ragazza.
Alessia continua con caparbietà la battaglia con l’Anfi e a gestire il blog “Illucidamente”, per ridare dignità ai padri separati.

 

 

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