Arpionata dall’amo in acqua: “Chiedevo aiuto, ma non c’era il bagnino”

“Ho provato a chiedere aiuto mentre le forze scemavano, ma attorno alle due di pomeriggio, in acqua, non c’era nessuno. Nemmeno un bagnante, né un bagnino al momento: è però intervenuto poco dopo”

di TIZIANA CAPOCASA

GROTTAMMARE –  E’ rimasta impigliata in un amo lasciato appeso da pescatori di frodo su una delle boe della rampa di lancio delle barche, davanti il circolo velico Amici del mare. Deve la salvezza al fatto che è abile nuotatrice oltre ad essere dotata di una buona dose di sangue freddo.

La donna donna stava trascorrendo  un periodo di vacanza a Grottammare. La prima cosa che ha fatto, essendo anche un’appassionata nuotatrice, buttarsi in acqua per una lunga nuotata dalla foce del Tesino verso l’hotel Silvia. Ormai stanca, all’altezza del circolo velico “Amici del mare” ha deciso di girare raggiungendo una delle tante boe che delimitano la pista di uscita delle barche, piuttosto al largo, quando ha sentito un forte strappo alla caviglia.

“Mi sono accorta – racconta la donna – che un amo da pesca si era conficcato nella mia caviglia, immobilizzandomi. Qualsiasi movimento facevo aumentava il dolore alla gamba, ho provato a chiedere aiuto mentre le forze scemavano, ma attorno alle due di pomeriggio, in acqua, non c’era nessuno. Nemmeno un bagnante, né un bagnino al momento del fatto. Ho cercato di mantenere la calma aspettando i soccorsi. Dopo circa mezz’ora ho avvistato una ragazza, piuttosto lontano a cui ho chiesto aiuto urlando e facendo ripetuti cenni. Nel frattempo era arrivato in soccorso il bagnino. Poi si è avvicinato un altro nuotatore che ha capito il mio stato di difficoltà ed ha raggiunto la riva alla ricerca di una tronchesi per spezzare l’aggancio dell’amo. La mia salvezza”.

L’operazione di soccorso non è stata delle più semplici, ovviamente, perché l’amo era penetrato nella caviglia della malcapitata fino ad una certa profondità, nel frattempo è stato allertato il servizio di salvataggio a mare e trasportata fino a riva a bordo di un pattino, dopo il laborioso taglio del prolungamento dell’amo dalla boa.

Quindi al Pronto Soccorso i sanitari sono dovuti intervenire con speciali ferri chirurgici per l’estrazione del potente amo dalla gamba. Il problema degli ami da pesca disseminati, in quella zona, dai pescatori di frodo è già stato segnalato diverse volte dai bagnanti. Ora la donna ha deciso di rivolgersi ai Carabinieri e alla Capitaneria di Porto per evitare che il problema possa ripresentarsi.

“L’amo si poteva conficcare in un occhio, oppure un punto pericoloso del collo, come la giugulare con conseguenze ben più gravi”.

Urgono controlli per reprimere la pesca di frodo in una zona preposta alla balneazione onde evitare tragici incidenti.

 

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