Decreto Legge Sostegni, Fipe-Confcommercio: “5.500 Euro ai Locali che ne hanno persi 165Mila”

ASCOLI – “Nonostante le buone intenzioni il Decreto Legge “Sostegni” di recente emanato dal Consiglio dei Ministri non soddisfa assolutamente le imprese di pubblico esercizio, come bar, ristoranti, ecc. costrette a stare chiuse oppure a muoversi tra asporto, consegne a domicilio, servizio di mensa, per cercare di racimolare un minimo di introiti, per lo più irrisori”. Lo dice la Fipe Confcommercio

“Il ristorante che nel 2019 fatturava 550mila euro – afferma Daniele Fabiani, presidente provinciale FIPE – e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro.”

“Poco cambia per un bar. Chi nel 2019 fatturava 150mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media annuale.”

“Sono solo alcuni esempi per far capire come tra le dichiarazioni ufficiali ed i risultati reali, per le imprese sono più le delusioni che le gratificazioni. Cosa può provare un imprenditore di fronte a queste situazioni paradossali può esser compreso solo da chi è abituato a rischiare in proprio.”

“Da settimane si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi e questi aggettivi non descrivono le misure proposte – ha dichiarato il presidente nazionale della FIPE, Lino Enrico Stoppani -. Innanzitutto, la coperta del sostegno a famiglie e imprese è evidentemente troppo corta per la platea che si propone di aiutare: settori come la ristorazione sono stati messi letteralmente in ginocchio dalla gestione dell’emergenza e i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno alla parte più sana della nostra economia. Bastano due esempi: ci si lamenta del nanismo delle imprese italiane e poi si mette un limite di 10 milioni di fatturato per accedere ai sostegni; e ancora:si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media” dice Fabiani.

“C’è la spiacevole sensazione di voler aggirare il problema. Il punto è che bisogna uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo e mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi. Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, che appare oggi una fragile stampella.”

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