Fratelli d’Italia si prepara alle regionali del prossimo anno

ANCONA – Parte da cinque temi chiave la corsa alle regionali 2020 di Fratelli d’Italia, forte della crescita su scala locale e nazionale, che guarda di buon occhio a nuovi innesti e apre il confronto con il centrodestra: parte il vento del cambiamento.

“Abbiamo affrontato le recenti amministrative con occhio attento per le prossime regionali – ha affermato Carlo Ciccioli – Regioni che oggi sono i principali interlocutori per le politiche europee nonché unici attori nazionali. Fratelli d’Italia, in crescita a livello locale e nazionale, si propone di essere attrattivo per i delusi, i demotivati, per chi è alla ricerca di un progetto politico solido e guarda di buon occhio a nuovi ingressi, anche di esponenti locali, che in parte sono già avvenuti e in parte saranno annunciati nelle prossime settimane, per costruire un’alternativa politica concreta e credibile per il futuro della Regione”.

D’obbligo il giudizio sulla giunta uscente, che, hanno ricordato, “viene dagli stessi esponenti, anche storici, del centrosinistra, delusi dalle politiche del governo Ceriscioli i cui risultati del tutto insufficienti sono sotto gli occhi di tutti”. Cinque i punti dell’insuccesso della politica regionale dai quali ripartire.

Al primo posto la ricostruzione post-sisma: un flop lampante e indiscutibile della giunta, a partire dalla gestione dell’emergenza che in alcuni casi – come quello dello smaltimento delle macerie – non può ancora dirsi concluso. Serve velocizzare le procedure e snellire le pratiche, instaurando un dialogo rapido con il Governo per cambiare la normativa laddove strozza la ricostruzione. Evidenti le problematiche ormai croniche legate alla sanità, che soffre da un lato le progressive chiusure e depotenziamenti, e dall’altro l’interesse crescente alla privatizzazione indiscriminata delle prestazioni. Non meno importante il tema delle infrastrutture, prima fra tutti l’uscita del Porto di Ancona, dove annualmente transitano 1,3 milioni di passeggeri e 300 mila mezzi pesanti: un’opera di un’importanza tale da valutare, per la sua realizzazione, anche la nomina di un commissario ministeriale, come per il Ponte di Genova. Ma senza dimenticare lo stallo delle Pedemontane, in parte anche finanziate, la Vallesina, il tratto Fabriano – Serra San Quirico, il completamento della terza corsia dopo Porto Sant’Elpidio, fermata da alcuni sindaci esponenti della sinistra, che va rinegoziata con la Società Autostrade. Vanno di pari passo gli altri due punti sui quali si deve concentrare l’attenzione della politica regionale: la tenuta sociale, da un lato, con la crescita di nuove povertà finora sconosciute, e quella economica, dall’altro, su cui pesa la crisi economico-industriale e il fallimento del modello marchigiano, con la chiusura e la delocalizzazione di tante aziende nell’Europa dell’Est”.

“Dal terremoto l’esempio del fallimento del centrosinistra – ha detto il capogruppo Fdi-An e vicepresidente della commissione Sanità, Elena Leonardi – che si è macchiata del silenzio complice di non aver fatto pesare il ruolo di vicecommissario soprattutto quando, nella prima fase, a dettare le regole per la gestione post-sisma c’era il Partito Democratico. Sul fronte sanità, assistiamo settimanalmente ai confronti con gli attori regionali in vista dell’approvazione del Piano sanitario: un’escalation di lamentele e criticità che vengono da tutte le Aree Vaste e che sono divenute ormai croniche e di difficilissima gestione, anche per il futuro. Tra tutti, voglio focalizzare l’attenzione sugli ultimi dati in calo riguardanti la natalità nella nostra Regione. Da qui bisogna ripartire, mettendo in campo politiche a sostegno dei nuovi nati, una battaglia che parte dal Parlamento a sostegno del nucleo tradizionale a fondamento della società”.

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