Il CineOcchio: “La fratellanza”, la caduta di un uomo e l’ascesa di un capo

La fratellanza, la caduta di un uomo e l’ascesa di un capo

Nel film “La fratellanza” si narrano le vicende di Jacob Harlon, un broker affermato con una bella famiglia felice e buoni amici, la cui vita viene completamente sconvolta in seguito ad un incidente stradale in cui perde la vita il suo migliore amico.

Dall’incidente Jacob inizierà un lento e inesorabile passaggio al lato oscuro di se stesso, infatti giudicato colpevole dalla legge si vedrà costretto a scontare 16 mesi in carcere dove per sopravvivere entrerà in contatto con la fratellanza ariana e gli anni che passerà dietro le sbarre diventeranno poi 10.

Una volta scontata la sua pena ed uscito di galera Jacob si vedrà però ancora legato alle leggi della fratellanza e sarà costretto dai suoi “superiori” a stare di nuovo alle loro regole e nonostante la sorveglianza dell’agente Kutcher dovrà combinare un affare con i membri di un cartello messicano, pena la sicurezza della ormai ex famiglia a cui tuttavia è ancora molto legato.

Tramite i continui flashback si intuisce la caduta di Jacob nella spirale di violenza dettata dal mondo del carcere, da broker pian piano si trasforma in uno spietato membro della fratellanza ariana che lo accoglie e protegge ma a caro prezzo. Per il protagonista, che nel frattempo perde anche il nome da civile e viene soprannominato Money, per via del suo ex lavoro, le regole della prigione diventano regole di vita, anzi di sopravvivenza, perché come afferma Bottles, il capo della gang, “Un posto come questo ci costringe a diventare guerrieri o vittime”.

Il regista preme molto sul lato della violenza e della crudezza del mondo carcerario in cui Money si trova inizialmente spaesato ma che mano a mano conquista tramite atti efferati, omicidi e violenze fino all’apice finale.

Tuttavia il protagonista riesce però sempre a tenere a galla un suo particolare codice morale per proteggere la famiglia, che tra l’altro nel corso degli anni passati dietro le sbarre ha volutamente abbandonato,  ma soprattutto per giungere ad una sua personale vendetta contro i suoi ex-capi della fratellanza scegliendo di restare per sempre Money, tatuato e trasformato, e abbandonando definitivamente il lato umano di marito e padre anche avendo la possibilità di redimersi.

Nel complesso la pellicola non è male ma sicuramente si può fare di meglio; l’odissea vissuta dal protagonista, la sua caduta nel lato oscuro e la sua conseguente ascesa all’interno della banda sono raccontate bene dal regista, l’interpretazione dell’attore Nikolaj Coster-Waldau (Jamie Lannister ne “Il trono di spade”) è indubbiamente buona, riesce a calarsi alla perfezione nei panni di un nazi tatuato e palestrato.

Per quanto riguarda la sceneggiatura, anche se ben costruita, forse a tratti risulta un po’ scontata e contornata di clichè come la famiglia modello, il buon lavoro e  la vita perfetta persi d’un colpo anche se nella mezz’ora finale si riprende con colpi di scena, anche se forse intuibili, ed un epilogo inaspettato in cui si rimarca la scelta dell’appartenenza al mondo del carcere comandato dalle gang e non al mondo reale.

Probabilmente si potevano approfondire meglio alcuni personaggi o la fratellanza ariana in generale anche se c’è da dirlo, forse è colpa del titolo italiano che non rende, il titolo originale infatti è “Shot caller” che in slang identifica “capo di una gang”, ovvero ciò che diventerà il protagonista.

Consigliato? Si, ma non fatevi troppe aspettative, è un film che prende ma come già detto pecca di prevedibilità e qualche clichè di troppo.

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