Il CineOcchio – “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, la black comedy dell’anno è arrivata nelle sale italiane

Mildred Hayes è una madre distrutta dalla perdita della figlia, violentata ed uccisa mesi prima, che per smuovere dal torpore la pigra polizia locale decide di comprare la pubblicità di tre vecchi e malandati cartelloni pubblicitari su una strada della cittadina di Ebbing. La provocazione di Mildred, che sui manifesti fa scrivere messaggi di “incitamento” rivolti al capo della polizia, porta scompiglio all’interno della centrale ma anche tra gli abitanti del piccolo centro che non vedono di buon occhio la sfida lanciata dall’agguerrita madre verso lo sceriffo William Willoughby che dopo quasi un anno dall’omicidio non è riuscito a trovare una pista da seguire. Mildred attirerà verso sé tutti gli occhi della comunità locale, legata allo sceriffo tra l’altro malato di cancro, ma nonostante tutto riuscirà a remare controcorrente, ad essere una voce fuori dal coro ed a compiere atti per  niente scontati per riuscire a far luce sulla morte della figlia ed arrivare ad un finale del tutto inaspettato.

Non a caso “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” si è portato a casa 4 Golden Globe proprio la scorsa settimana e non a caso si è imposto come Miglior Film Drammatico, Miglior Sceneggiatura, Miglior Attrice Protagonista e Miglior Attore Non Protagonista. Il film è una commedia drammatica, certamente, ma si distingue dalla massa per la sua dose di pungente e sottile ironia che spiccano nella trama “black”  alternati a colpi di scena che non ci si aspetta; il tutto, tra l’altro, contornato da un’America vera, pura, rurale, fatta di cliché come la polizia razzista verso i neri, la vecchia mamma che beve birra sul portico, la figura intoccabile dello sceriffo che danno dei toni in stile fratelli Coen al film. Inoltre il regista Martin McDonagh ha saputo tessere alla perfezione l’abito per ciascun personaggio, che sia principale o meno; la protagonista interpretata da una magistrale Frances McDormand è una donna tosta, coraggiosa e sola contro tutto e tutti, lo stereotipo della mamma da film americano che però non annoia ed anzi convince con una interpretazione eccezionale che le fa vincere un Golden Globe. Altro personaggio unico, che avrà una gran bella evoluzione nel corso del film, è lo psicotico vicesceriffo Dixon, razzista, pigro, attaccabrighe e coccolato dalla mamma, prototipo dell’americano sudista, interpretato al meglio da Sam Rockwell, anche lui vincitore del Golden Globe come attore non protagonista. La trama per niente scontata, data dal caos scatenato dalla protagonista in cerca di verità, le situazioni più inaspettate interpretate da personaggi assolutamente sopra le righe, i dialoghi a tratti surreali e tragicomici, fanno sì che questo film, irriverente, politicamente scorretto e sconvolgente allo stesso tempo, diverrà una delle black comedy dell’anno e con ottime chance per candidarsi agli Oscar.

 

 

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