Il teatro nell’era Corona virus: quale orizzonte per l’arte scenica?

Piergiorgio Ciní

SAN BENEDETTO- Il teatro sta subendo un duro colpo nell’era del coronavirus: le sale chiuse e gli attori costretti a reinventarsi via web, nel migliore dei casi. Il 15 giugno finalmente l’attesa riapertura di cinema e teatri, a stagione quasi finita. Così pure sono stati sospesi i corsi, di cui scuole come quella di Laboratorio teatrale Re Nudo, vivono al pari degli spettacoli messi in scena.

Come è stato possibile sopravvivere ai tempi del lockdown? Ne parliamo con Piergiorgio Ciní, attore di spicco del panorama ascolano e direttore artistico del Re Nudo.
“Io per mia fortuna in passato prestando ascolto ai miei genitori accettai una chiamata in ruolo a scuola. Riesco a mettere insieme il lavoro scolastico con il lavoro teatrale. Il teatro prende la maggior parte del mio tempo ma la scuola garantisce un sostegno importante. Senza dover fare lavori che non si condividono solo per la sopravvivenza. La mia è una condizione un po’ privilegiata. Ho tanti amici in grande difficoltà, che hanno la tournée che è saltata, 50/60 date ….”
In tanti hanno scelto di riconvertirsi online, anche voi lo avete fatto? Avete potuto portare a termine i corsi?
“Con Re Nudo abbiamo dovuto sospendere un progetto molto articolato che andava ben al di là dei corsi. Eravamo riusciti a mettere insieme tante realtà, teatrali, musicali, e non solo, attorno al progetto Rodi. Quest’anno è il 50 anniversario del naufragio del Rodi davanti alle nostre coste. E avevamo pensato una drammaturgia importante da mettere in scena come spettacolo itinerante tra il porto e il molo ad agosto. Con le nuove normative tutto questo diventa impossibile, perché in uno spettacolo itinerante diventa difficilissimo mantenere le distanze, garantire la sicurezza. Stiamo optando per una versione in video, che perde il fascino del live, perché il teatro è vita, è presenza del pubblico che insieme a te attore costruisce l’evento spettacolo. È insostituibile come emozione. Ma cercheremo di salvare il progetto di mesi che ha coinvolto decine e decine di persone”.
La performance live resta però una altra cosa. Avete in mente qualche progetto per la prossima riapertura?
“Altri progetti sono legati al comune di Grottammare, che allestirà uno spazio – con tutte le norme di sicurezza, distanziamento, sanificazione ecc. – dove daremo vita a due incontri importanti con due autrici di rilievo. Silvia Ballestra – venerdì 7 agosto – con “I giorni della rotonda”, per dare onore alle vittime del Rodi, e con il suo ultimo “La nuova stagione”, legato ai terremotati e al territorio interno della nostra zona. E l’altra, Chiara Bellabarba con le sue ultime produzioni, che sarà nostra ospite venerdì 17 luglio. Gli incontri si svolgeranno presso la Terrazza sul mare (foce Tesino), con inizio alle 21.30. A Grottammare riusciamo a farlo perché è un comune che si distingue per la sua sensibilità nei confronti delle attività culturali e anche stavolta non è da meno”.
 
Lo Stato e il governo cittadino possono aiutarvi? Come?
“Lo stato e il governo locale possono aiutare in vari modi. Con contributi, sgravi fiscali. Ma anche aprendo i teatri. Ricordo quando gestivo il Concordia, l’allora Pomponi: il teatro deve essere uno spazio che vive tutto il giorno. E questo può avvenire solo se c’è un gruppo che fa teatro all’interno. Un contesto che coinvolge il territorio a vari livelli, lo fa vivere lo fa partecipare alla elaborazione dello spettacolo. Coinvolgendo il pubblico durante le prove. Aprendo anche alle scuole, per ospitare lezioni interne e non perdere il contatto con quello che può diventare un pubblico con cui relazionarsi”.
Print Friendly, PDF & Email

Articolo Precedente

I finalisti del Premio Strega a San Benedetto il prossimo 20 giugno

Articolo Successivo

"I luoghi del Cuore Fai", tra i beni più votati la Torre sul Porto e Villa Cerboni