“La criminalità organizzata nelle Marche”, un fenomeno silente e presente nella regione

ASCOLI – Ieri pomeriggio si è tenuto un incontro pubblico presso la Biblioteca Comunale di Ascoli Piceno. L’evento è stato promosso ed organizzato da “ASCOLTO & PARTECIPAZIONE“.

I lavori hanno avuto il via con i saluti del portavoce della lista comunale Walter Sfratato e l’introduzione del Capogruppo Comunale Emidio Nardini. Quest’ultimo ha provato a dare delle chiavi di lettura  sul focus del “dialogo” tra la platea e la relatrice Sara Malaspina, nonché  filosofa ed autrice  del libro “Conoscere per riconoscere. La criminalità organizzata nelle Marche“, edito dalla Homeless Book.

Ad essere onesti questa occasione ha fatto crollare molto dei miei preconcetti. Sono cresciuto nella convinzione che la “mafia” – usando il termine nel suo senso più ampio –  fosse quella tipica del “periodo Corleonese”. La realtà è che essa è silenziosa ed usa la violenza solamente quando vede i suoi interessi messi a rischio. La mafia è sempre la stessa, semplicemente è tornata alla sua natura.

Santi Romano – eccelso giurista – descriveva questo complesso fenomeno come Anti-Stato.

E’ noto che la mafia viva in maniera collusa col Potere, questo legame le differenzia dalle altre forme di malavita ( microcriminalità, criminalità semplice ) . Da questo, avuto ciò per cui si è mossa,  ottiene vantaggi sia economici sia a livello di riconoscimento sociale. Il secondo aspetto non è da trascurare. Vincere un appalto per un società collusa o di facciata con la malavita organizzata vuol dire generare posti di lavoro!

Perché le Marche sono da considerare la “nuova frontiera” per queste organizzazioni criminali?
La nostra Regione è, costitutivamente, un pullulare di PMI (piccole-medie imprese). Queste, in un momento di crisi riguardo l’accesso al credito – non è da considerare come secondario il crack della “Banca delle Marche” -, spesso si trovano nella condizione di andare a reperire danaro altrove.

Davanti a questa domanda crescente si inseriscono loro.

Questa azione permette loro due effetti principali: riciclaggio e la “scalata” all’azienda a cui hanno “prestato” a tassi d’usura il denaro. Ad oggi la forma più presente, come giro d’affari, è la malavita di stampo calabrese ( anche la Camorra è ben presente). Organizzati con dei basisti, vivono e gestiscono i flussi, i traffici e gli affari attraverso il fenomeno del “pendolarismo“.
La nostra posizione geografica si presta ad essere una terra di passaggio per dei “boss” che gestiscono l’affare ed, una volta concluso, si rimettono in viaggio.

Quali sono i settori dove la mafia pone il suo maggior interesse?

I rifiuti, il terziario (anche il terziario avanzato) e l’edilizia, ovvero tutti quei settori che hanno bisogno di un basso livello di know-how ed un alto livello di forza lavoro.

Il post sisma, infatti, per loro è diventato un “piatto” molto intrigante.In un decennio, attraverso i dati che l’autrice è riuscita a reperire, sono stati oltre 80 i cantieri che hanno avuto dei controlli perché sospettati di avere dei legami con la malavita. Oltre 80 cantieri vuol dire aver controllato oltre 600 aziende, oltre 2500 dipendenti ed oltre 1500 mezzi.

Malaspina si è spinta oltre. Ha visto, attraverso i numeri resi pubblici dai Comuni, che sono oltre 60 le proprietà confiscate. Il maggior numero di esse era sito nella provincia di Pesaro-Urbino, poi, in maniera decrescente, di Ascoli Piceno, di Ancona e di Macerata.

Il traffico della droga rappresenta, altresì, una voce importante.  Ogni tipologia di prodotto viene gestito da diverse strutture malavitose che, reciprocamente, si sono divise il mercato.La cocaina viene gestita da:  la ‘ndrangheta, la camorra, le organizzazioni balcaniche e sud americane; l’eroina: la criminalità campana e pugliese in stretto contatto con le organizzazioni albanesi e balcaniche; per i derivati della cannabis: la criminalità laziale, pugliese e siciliana, insieme a gruppi maghrebini, spagnoli e albanesi.

Ad oggi, il traffico degli stupefacenti arriva nelle nostra Regione dal Porto di Ancona. Nei periodi estivi, invece, viene usata anche la parte del litorale che va’ da Porto Recanati a San Benedetto del Tronto.

In questo contesto, poi, sono da ricordare anche le presenze della malavita organizzata nigeriana ed albanese.La prima è indirizzata allo spaccio ed alla prostituzione. L’altra è più sugli stupefacenti.Queste tipologie di mafie etniche hanno una connotazione più internazionale e, la prima in maniera principale, indirizzano le proprie vessazioni verso i connazionali (basta pensare al traffico di essere umani).

Merita una menzione particolare anche la nostra mafia autoctona, nella fattispecie la c.d “mafia della movida“.
Per loro è arrivata la condanna (di primo grado) nel 2018 ed il riconoscimento d’associazione per delinquere di stampo mafioso…

Per chi avesse avuto la percezione di vivere in “un’oasi felice” questo elenco potrebbe davvero minare le proprie certezze.
E’ stato davvero un incontro chiarificatore, messo in risalto da una ragazza nata nel 1984 nella nostra Regione (Fermo). Attraverso la sua forza e passione ci ha, semplicemente, messo sotto gli occhi un fenomeno presente, persistente, silente e metastatico (sfruttando il c.d “soggiorno forzato“). Perchè, utilizzando la sua chiosa finale, “occorre stabilire coi fatti, una volta per tutte, chi è favore e chi è contro la mafia.”

Per chiunque desiderasse approfondire l’argomento: il libro è facilmente reperibile online sul sito dell’editore ed è prenotabile nelle librerie.

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