La Palacongressi chiede l’arbitrato per risolvere il contratto con il Comune

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Palacongressi srl chiede l’arbitrato per risolvere il contratto con il Comune riguardo la gestione del Palariviera. Unica via d’uscita dal lodo arbitrale è la rivisitazione del piano economico finanziario relativo all’opera.

«La Palacongressi – spiega Antonio Catalini, commercialista della società – nasce tramite project financing, allo scopo di dare vita alla realtà che tutti conosciamo: un centro utile per le proiezioni cinematografiche, congressi, eventi, in un’ottica polivalente. Dal 2014, poi, la gestione del multisala è stata affidata alla Uci, che avrebbe garantito la corresponsione di un canone annuale, più una copertura pubblicitaria di notevole importanza». Il palacongressi, dunque, ha origine da un’iniziativa in cui però la compagine privata avanza delle richieste sin dai primi anni.

«Sin dal 2014 – prosegue Catalini – abbiamo fatto richiesta al Comune di rivisitare il piano economico finanziario relativo alla struttura. Ad esempio, ho più volte sollecitato all’esecuzione del collaudo tecnico-amministrativo, che è stato fatto solo nel 2018». Tra le altre cose, la Palacongressi chiese di utilizzare il tetto dell’edificio per l’installazione del fotovoltaico, «ma in questi anni – aggiunge il commercialista – l’ente comunale si è dimostrato sordo alle nostre istanze». Secondo Catalini, l’assenza di questi correttivi renderebbe difficoltosa la gestione del Palariviera a fronte degli investimenti sostenuti dal privato.

La storia recente è ben nota: a maggio, la Uci comunica l’addio a San Benedetto a partire dal 28 agosto. «Lo scorso settembre quindi – dice ancora Catalini – abbiamo proposto al Comune di rivisitare il piano economico finanziario, oppure avremmo chiesto la risoluzione della convenzione in danno. Anche stavolta non siamo stati ascoltati e quindi sabato 28 novembre abbiamo presentato domanda di arbitrato». L’eventuale “risoluzione in danno”, qualora fosse sancita dagli arbitri, significherebbe che il Comune dovrebbe versare al privato una somma pari al valore dell’opera realizzata, meno gli ammortamenti: «Somme alla mano – dice il commercialista – parliamo di circa 3 milioni di euro». Ma non finisce qui. Il Comune infatti ha tempo un mese per nominare il proprio arbitro: se non dovesse farlo, la questione finirebbe in tribunale. Si tratta chiaramente di un’operazione di pressing nei confronti dell’amministrazione comunale: la Palacongressi infatti sarebbe disposta ad interrompere il lodo arbitrale se il Comune decidesse di rivisitare il piano economico dell’opera, che ad oggi rischia di diventare cattedrale nel deserto.

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