L’analisi di un lettore: “Il bello e il brutto di Cantine Aperte 2018”

ASCOLI PICENO – Riportiamo integralmente una lettera aperta di un nostro lettore per commentare la sua recente esperienza a Cantine Aperte 2018

“Sono originario della provincia di Ascoli ma ormai da anni vivo all’estero. Lavoro per un’importante società internazionale, come tutti gli anni i miei direttori sono alla ricerca di prodotti particolari ed esclusivi da regalare ai nostri clienti più importanti. Quest’anno anziché puntare su i soliti Whisky, Gin e Rum si è deciso di fare qualcosa di un pò più particolare, un vino tipico di un’area geografica italiana, così mi viene assegnato un budget massimo di 300.000 euro per prendere 300 bottiglie. Io, che ancora sono molto legato al territorio nel quale sono nato, ho deciso di iniziare la mia ricerca proprio nell’ascolano e quale occasione migliore di Cantine Aperte?

Premettendo che sono venuto a conoscenza di Cantine Aperte grazie ad un mio amico, quindi consiglierei all’organizzazione di  pubblicizzare meglio l’evento in quanto ritengo che la manifestazione sia un’ottima opportunità per pubblicizzare le cantine e dare maggiore visibilità al nostro bellissimo territorio (che nulla ha da invidiare alla più blasonata Toscana).

Sabato mattina, con un paio di amici, prendiamo la lista delle cantine ascolane e ci mettiamo in marcia.Non riporterò i nomi delle cantine visitate perché non è mio obiettivo pubblicizzare o screditare nessuno, l’obiettivo di questa lettera è quello di aiutare a riflettere.

La prima cantina visitata è giovane e devo dire che in quanto ad accoglienza io ed i miei amici ci sentiamo abbracciati dal calore dei proprietari, che ci fanno fare un tour mostrando la struttura, le cantine e le vigne, il tutto in un clima famigliare e ricco di battute e risate (il tipo di accoglienza e approccio che mi aspetto da un vero marchigiano). Ci sediamo sulla bella terrazza vista mare e iniziamo l’assaggio delle loro cinque produzioni, accompagnate da salumi, formaggi e fava; il proprietario ci allieta con degli aneddoti legati al loro lavoro, abbiamo modo di socializzare con altre persone in visita, insomma tutto perfetto a tal punto che anche quei vini sui quali c’è ancora da “lavorare un pò” sembrano più buoni perché avvolti dall’amore, dalla passione e dalla dedizione di chi li produce.

Commentando con i miei amici, mi dico positivamente sorpreso che finalmente, anche nella nostra zona, abbiamo capito qual’è la direzione giusta da seguire per valorizzare il nostro territorio e le nostre eccellenze.

Ricordandomi però che il mio obiettivo è quello di trovare i vini per la mia società decidiamo di proseguire su una cantina più “famosa” e pluripremiata con una storia quasi trentennale . Arriviamo alla cantina, la location è molto suggestiva e una quindicina di persone sta già facendo le degustazioni; ci avviciniamo ad un tavolo adibito all’accoglienza e una signora ci indica dove sono le degustazioni, io chiedo se è possibile fare una visita in cantina e la signora un pò scocciata chiama un signore (il marito credo) che ci dice che sarà subito da noi; il clima è “freddo” e da subito non ci sentiamo i benvenuti. Il signore si libera ed entriamo in cantina, proprio durante questa fase succede l’inaspettato, la già citata signora subito il nostro passaggio fa smorfie e commenti su di noi con le persone intorno a lei, probabilmente commentando il nostro abbigliamento sportivo ovvero polo e shorts per me e t-shirt e tuta per gli altri due. Comunque, facendo finta di nulla, procediamo, “la guida” vede che siamo in tre e ci ammonisce dicendo «per tre persone non ci spreco la voce», corregge poi il tiro dicendo che sta scherzando ma comunque l’approccio è abbastanza infelice. La guida che si è poi scoperto essere il proprietario, in maniera molto professionale ci racconta un pò di storia, ci presenta tutte le produzioni, le caratteristiche dei vini ed esalta il pregio dei rossi che, «appunto per il loro pregio» precisa «possono essere assaggiati solo con la degustazione a pagamento». Usciamo dalla cantina, andiamo nell’area degustazione e paghiamo per l’assaggio dei tre rossi (di cui due li conosco abbastanza bene), paghiamo anche per prendere qualcosa da stuzzicare ed iniziamo. Le porzioni di tutti gli assaggi sono circa a metà della linea disegnata sul bicchiere, la ragazza che ci serve ci dice appena un paio di parole sul vino che ci sta versando e sembra che il sorriso non sia “incluso nel prezzo”; diciamo l’inizio non è dei migliori. Andiamo fuori a gustare il vino ma purtroppo la qualità non è quella solita a cui siamo abituati da questa cantina; proseguiamo con il secondo assaggio (il prezzo per bottiglia raddoppia), l’appeal del servizio è sempre lo stesso, appena ci bagniamo le labbra ci accorgiamo che c’è qualcosa che non va, tant’è che non sappiamo se è il caso di farlo presente alla ragazza, ma alla fine decidiamo di non dire nulla, buttiamo il vino e decidiamo di passare all’ultimo assaggio.

Nonostante siamo già abbastanza infastiditi da tutta l’esperienza, penso che l’ultimo vino potrebbe essere quello giusto per la mia società perché non è presente il prezzo in listino, la produzione è molto limitata ed è qualcosa di veramente particolare. Assaggiamo il pregiatissimo rosso e purtroppo il vino è imbevibile, il sapore è proprio quello del vino andato a male! Al che, svuotiamo i bicchieri e ce ne andiamo senza che nessuno ci dica neanche un arrivederci.

Che dire, conosco abbastanza bene i prodotti di questa cantina e so che di solito la qualità è molto alta, ma per questo Cantine Aperte 2018 hanno fatto un buco nell’acqua!

Voglio concludere questa lettera con una riflessione, al di là dei 300.000 euro potenziali che questa azienda “ha perso”(che magari non sono molti per una cantina ben piazzata sul mercato), si è anche giocata la possibilità di pubblicizzare i suoi vini tra un bacino di clienti milionari i quali se si innamorano di un prodotto non badano a spese. Voglio invitare tutte le cantine della zona ad avere un approccio più simile a quello della prima cantina che ho visitato, puntate si’ sulla qualità e sul brand, ma puntate anche sull’ospitalità e sulla cura dei potenziali clienti; ah, e non dimenticate il vecchio detto: l’abito non fa il monaco!

Rimarrò in zone per altre due settimane e visiterò altre cantine, spero vivamente di poter trovare qui’ nell’ ascolano la cantina giusta per le esigenze della mia società”

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