“Le perle dell’Adriatico”, Capocasa presenta il libro sulle donne di Grottammare

GROTTAMMARE – Perle che ancora brillano: Camilla, Lavinia, Caterina, Rosina ed Armida. Il Comune di Grottammare ricorda attraverso una pubblicazione, in occasione della Festa della donna, cinque donne esempio di emancipazione femminile insieme a 200 operaie della filanda che nel 1905 organizzarono uno dei primi scioperi delle Marche in difesa dei loro diritti: riduzione orario di lavoro, aumento salariale e condizioni lavorative più dignitose. Autrice del volume la giornalista Tiziana Capocasa.
Questa sera, venerdì 9 marzo a partire dalle ore 21,15, al teatro dell’Arancio nell’ambito del cartellone “Sguardi di donna” verrà presentato il libricino “Le perle dell’Adriatico. Le donne nella storia di Grottammare” voluto dall’Amministrazione per ricordare quelle figure femminili che hanno lasciato un segno nella storia della città. Dalla grafica accattivante che porta la firma di Monica Pomili, il libro racconta la vita di cinque donne, prese come simbolo dell’emancipazione femminile: Camilla la stratega, Lavinia la mistica, Caterina la manager, Rosina la filantropa ed Armida l’agronoma/ paesaggista. “Donne che brillano, proprio come fossero perle – scrive l’autrice nella prefazione- per la capacità che hanno avuto di distinguersi nel bene per il prossimo e per la città.
Donne moderne che hanno saputo dare un’impronta decisiva al loro tempo, lasciando segno tangibile della loro intelligenza e capacità”. Se è vero che la storia locale parla al maschile, un posto di riguardo meritano dunque Camilla Peretti, sorella del più celebre papa Sisto V e sua stretta consigliera, molto religiosa e magnifica mecenate conobbe il pittore Caravaggio mentre il poeta Torquato Tasso le dedicò dei versi. La beata Lavinia Sernardi, la mistica grottammarese del Seicento alla quale le vennero attribuiti poteri sovrannaturali, per poco non è finita nel calendario dei santi. Su richiesta della comunità di Grottammare venne avviato, subito dopo la sua morte avvenuta nel 1623, il processo di canonizzazione portato avanti dal cardinale Azzolino, forte di ben 79 testimonianze, poi inspiegabilmente interrotto. Per arrivare nell’Ottocento alla figura femminile estremamente moderna della marchesa Caterina Laureati che suonò il pianoforte a quattro mani con il famoso pianista e compositore ungherese Franz Liszt nel suo palazzo. Rimasta vedova molto giovane, assunse le redini del patrimonio di famiglia e a cavallo controllava le ampie proprietà concedendo incentivi a tutti i coloni, manager “ante litteram”.
Il libricino rievoca anche la figura di Rosina Citeroni, una vita spesa per l’apostolato. Grande benefattrice, filantropa appartenente ad una delle famiglie più facoltose di Grottammare, lasciò tutto alla chiesa e alla comunità di Grottammare (stabile del Cinema parrocchiale e del Centro pastorale) fu dirigente nazionale dell’Azione cattolica e socia fondatrice Università Cattolica di Roma. Infine Armida Sgariglia, ultima discendente della nota casata ascolana, artefice della valorizzazione e rilancio di Villa Sgariglia con i suoi meravigliosi giardini all’italiana, luogo che dà lustro a Grottammare. Oltre alle protagoniste della storia di Grottammare, donne che rappresentano la punta di diamante del loro tempo, dal Rinascimento ai nostri giorni, espressione del ceto più elevato con mezzi a disposizione per elevarsi, nel racconto trovano spazio anche le donne della filanda. Operaie senza nome che hanno lottato contro lo sfruttamento.
Si tratta delle 200 donne della filanda a vapore che nell’estate del 1905 diedero vita ad uno dei primi scioperi nelle Marche per la riduzione orario di lavoro, aumento di salario e condizioni più dignitose all’interno della fabbrica, istituita dal conte Fenili poi passata in mano al conte Langosto di Milano. Dello sciopero parlarono anche i giornali nazionali, a partire dal “Lavoro” periodico del partito socialista. L’Amministrazione farà omaggio del libro a quanti interverranno alla sua presentazione al Teatro dell’Arancio.

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