Nardini (A&P): “Per il futuro bisogna puntare sulla medicina del territorio”

dottori

ASCOLI – Il capogruppo in consiglio comunale di Ascolto & Partecipazione Emidio Nardini spiega la propria visione del sistema sanitario che dovrebbe essere attivo nelle Marche e nel Piceno.

“In Lombardia la scelta privatistico imprenditoriale, già inaugurata da Formigoni venti anni fa, in cui il 40% delle risorse sono indirizzate al privato, ha spostato completamente l’asse dell’intervento sanitario verso le strutture ospedaliere, spesso private, a scapito del presidio socio sanitario territoriale ed è così che è mancato un fondamentale filtro che ha comportato una carenza nelle diagnosi precoci e nella medicina di rete, finendo così per intasare le strutture emergenziali” ha detto.

“La Regione Marche ha deciso di costruire una rianimazione facendosi aiutare dal Bertolaso e dal Sovrano Ordine di Malta ed anche qui si è arrivati fuori tempo massimo, ma il fatto più importante è che la struttura è scollegata da altri presidi sanitari; chiunque abbia cognizione di medicina sa che un centro del genere non può prescindere da una radiologia di livello, un laboratorio esami, ma soprattutto di figure professionali diverse dai rianimatori e cioè: cardiologi, pneumologi, infettivologi, internisti. Questa struttura sembra più una cattedrale nel deserto che un’astronave, così come  battezzata da Bertolaso” ha detto.

“Anche l’idea di trasferire i pazienti gravi provenienti da altri ospedali, è poco condivisibile, basti pensare che vengono “sottratti” a medici ed infermieri che ne hanno seguito il decorso clinico. Pensando ad una seconda ondata infettiva non pare logico ripercorrere le strade che ci hanno portato al disastro appena vissuto. Faremmo meglio a impegnare quelle risorse per combattere l’infezione sul territorio, prima di dover ospedalizzare un numero enorme di pazienti. Combattere il virus sul territorio vuol dire acquisire e rendere disponibili dispositivi di protezione individuale, predisporre per una diagnostica pronta con tamponi da effettuare possibilmente a domicilio” dice Nardini.

“L’unico modo di sapere quanto è estesa l’infezione è quello di fare tamponi al maggior numero possibile di persone. Si dovrebbe pertanto procedere all’acquisizione ed elaborazione dei dati, all’isolamento degli infetti in strutture idonee per non alimentare il contagio familiare” dice.

“Siamo tornati al punto di partenza: scegliere una medicina del territorio, con aumento del personale medico ed infermieristico ed acquisizione dei suddetti strumenti, che ci porrà al riparo da possibili recrudescenze del virus o persistere nella riproposizione di modelli che poggiano sulla fabbricazione di nuove strutture con commistioni pubblico privato tutte da chiarire?” ha concluso.

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