Sisma, lettera al Commissario alla ricostruzione: “I fondi per aiutare i familiari delle vittime non sono mai arrivati”

ARQUATA – Patrizia Marano, dell’associazione “Io sto con Pescara del Tronto” si rivolge al Commissario alla ricostruzione in una lettera aperta.

“Mi chiamo Patrizia Marano, nel sisma del 24 agosto 2016 a Pescara del Tronto, ho perso mio figlio Tommaso di 14 anni, mio marito Alberto, i miei genitori Santa e Corrado, mio cognato Vito e tanti amici. Io stessa sono rimasta per 5 ore sotto la mia casa crollata per poi, una volta tirata fuori dalle macerie, essere trasferita all’ospedale di Ascoli Piceno, dove sono rimasta ricoverata per varie patologie da schiacciamento, per 2 settimane. Ho perso i miei affetti più cari e le due abitazioni che avevo a Pescara del Tronto, ma ho perso quella notte, anche la dignità di cittadina. Esistono, infatti, tre categorie di terremotati, quelli di serie A che abitavano nei centri più conosciuti, poi ci sono quelli di serie B e sono quelli che abitavano nelle frazioni dimenticate da tutti e quelli di serie C che sono i non residenti vittime del terremoto che abitavano nelle frazioni dimenticate. A Pescara del Tronto i morti sono stati per il 90% non residenti, l’economia stessa del paese era di ritorno, cioè sostenuta dalle persone non residenti che tornavano nei fine settimana e per ogni periodo festivo tra quelle montagne. I non residenti, pur avendo subito la perdita dei familiari più stretti e delle abitazioni sono stati trascurati, non informati, isolati, in alcuni casi sono stati privati degli aiuti primari proprio per il loro status di non residenti” dice la lettera.

“Non sono polemiche gratuite e non costruttive, voglio invece che queste cose si sappiano proprio per non farle più accadere. Sono stata tra le persone più colpite in tutti i sensi dal sisma, eppure per gli Enti Locali, non esistevo, ero niente. Per me e per tutti i terremotati non residenti, tutto è stato ed è più difficile, pochissimi hanno avuto la sensibilità di trattarci come la situazione drammatica avrebbe richiesto e siano rimasti soli, ma soli davvero, schiacciati dalla burocrazia e dal dolore. Certo le vite perse dei miei cari non si possono riavere, ma la mia casa si può e si deve ricostruire in fretta e non tra 10 anni, come molti vorrebbero per poter sguazzare nel carrozzone della ricostruzione permanente. Per iniziare a ricostruire occorre, però, prioritariamente rimuovere le macerie e restituire ai superstiti del terremoto i propri beni recuperabili sotto le macerie di Pescara del Tronto. Questo non è ancora avvenuto per tutti e molti familiari delle vittime aspettano da ormai tre anni di avere ancora tra le mani anche un piccolo ricordo delle persone care uccise nel sisma.

Mio marito era un motociclista, la sua moto, la notte del sisma era parcheggiata sotto casa, ed ora è sotto le macerie della nostra abitazione. ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DEL SISMA DEL 24 AGOSTO 2016 Sede Legale: Via Nicola Spedalieri, 7 – 00142 Roma tel. 3926727288 – email: info@iostoconpescaradeltronto.it iostoconpescaradeltronto@pec.it L’amore di Alberto per la sua Harley trasferiva emozioni forti a tutti perché la moto incarna il sogno di libertà che ognuno di noi ha e quando esplode non ti lascia più. Oggi Alberto non c’è più , ma la sua moto è ancora li sotto le macerie di Pescara del Tronto, nessuno mi ha aiutato a riprenderla, neppure quando il recupero era facilissimo e nessuno lo vuole fare oggi. Vorrei avere ancora quella moto, anche se distrutta dal terremoto, per la quale, pensi, non ho mai smesso di pagare le relative tasse, vorrei che fosse il simbolo della ricostruzione di queste terre martoriate. Questa richiesta è legata all’amore che ho per Alberto, per mio figlio Tommaso, per i miei genitori, per mio cognato, per i miei amici e per tutte le altre persone morte il 24 agosto 2016. L’amore di cui parlo è di una categoria particolare, è quello che non muore mai. Ma ho bisogno di un totem per ricordarlo a chi facilmente vuole dimenticare. Per favore mi aiuti a recuperare la mia Harley Davidson. Gentile Professore, nel terremoto c’è chi vince e chi perde, chi come me ha perso tutto viene sempre abbandonata e relegata in quell’area grigia dove si sopravvive nella totale disparità sociale. A tre anni dal dramma è giusto che la verità si dica, per questo mi sono permessa di disturbarLa. Vorrei che gli italiani sapessero che i loro contributi economici non sono mai arrivati per aiutare i familiari delle vittime del terremoto e che in Italia, neppure le disgrazie sono uguali per tutti”.

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