Terremotata e residente in altro Comune: bollette piene e seconda casa. La storia di Giovanna


ASCOLI PICENO – La decisione di Arera di interrompere, salvo dietrofront, al termine dell’anno corrente tutte le varie “agevolazioni” riconosciute (per legge) ai terremotati sta permettendo di far emergere altre storie. Abbiamo intervistato Giovanna Ciccolini. Lei aveva a Pretare la propria abitazione, venuta giù il 30 ottobre 2016. Da qui inizia una storia personale che assomiglia molto più ad un ginepraio burocratico. Tale narrazione serve per esporre il problema di chi non ha avuto la SAE (Soluzione Abitativa in Emergenza) e si è trovato a dover abitare in un altro Comune, col risultato, nel caso specifico di Giovanna, che questa nuova dimora venga considerata come seconda casa, con tutto ciò che comporta.

«Dal 2016 fino a poco tempo fa – afferma Giovanna Ciccolini – io sono stata ospite presso dei parenti. Ho trascorso questo tempo nell’attesa di trovare un’abitazione che mi permettesse di trascorre gli anni necessari alla ricostruzione. Il 28 settembre ho firmato il contratto per la nuova abitazione ad Ascoli Piceno. Il giorno seguente mi sono attivata per le utenze.

Da qui sono iniziati i problemi. Ho cominciato a contattare vari erogatori di tali servizi, chiedendo loro se vi fosse la possibilità – garantita dall’attuale legge in vigore – di avere le agevolazioni in bolletta. Riduzioni che sono ancora presenti per i prossimi tre mesi – stando alle ultime dichiarazioni di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) -. Al diniego di due di loro, mi sono trovata a stipulare il contratto col “Servizio Elettrico Nazionale”. Rammentiamo che le attuali disposizioni prevedono il dispenso dal pagamento delle volture o dei costi d’attivazione, avendo la possibilità di “trasferire” il contratto che avevo a Pretare (c.d. “zona rossa”). Tutto questo non è stato possibile, anzi, sono arrivati a mettere in discussione anche la mia domiciliazione bancaria.

Da qui sono iniziati dei colloqui, sempre più fitti ed accesi, col SEN (soprattutto) e, poi, con Arera. La loro tesi è che il mio POD (codice alfanumerico per individuare l’utente) non è riconosciuto come “proveniente dalla zona rossa”. Alla mia richiesta di averlo sottomano, mi sono resa conto che questo era diverso da quello di Pretare.
Ho interpellato anche “ADICONSUM” (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente) per un aiuto. Ciò che è chiaro è che Arera non ha intenzione, manifestazione avvenuta dopo la promulgazione della legge n° 120/2020, di concedere ulteriore agevolazioni ai terremotati. Il risultato è che, ad oggi, pago tariffa piena per quella che è considerata, a tutti gli effetti, una seconda casa. Eppure il decreto n°189 (proposto da Errani, quando era commissario) prevedeva delle risorse accantonate per queste casistiche. Perché noi, utenti finali, dovremmo pagare per una questione che, sembra, riguardi solo il rapporto tra Arera e lo Stato centrale? Attendiamo una risposta, sperando che la legge prevalga su tutto, anche su chi non la vuole vedere».

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