“Togliere ai ricchi: il capitalismo è il male, meglio il comunismo”, predica shock del parroco

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il male della società moderna è il capitalismo, perché è basato sulla disuguaglianza. Il comunismo è stato sicuramente migliore del capitalismo perché nonostante abbia fallito, almeno era basato sull’uguaglianza sociale”. Un’omelia dai forti connotati socio-politici quella di don Pio Costanzo, parroco della chiesa Cristo Re di Porto d’Ascoli. “Dovete sapere che ci sono 2mila persone che detengono il 50% della ricchezza mondiale, questa è una fortissima diseguaglianza perché ci sono milioni di poveri che non hanno da mangiare”. Il parroco ha esternato dal pulpito durante la predica della domenica dedicata ai poveri. “Bisogna fondare una società sull’uguaglianza, sulla giusta retribuzione”, ha affermato. “Ai giovani dico di entrare in politica – l’arringa di don Pio Costanzo – non per i loro interessi ma per creare una società migliore, con il coraggio di togliere a chi ha troppo. Togliere anche con la forza, non con la violenza ma con le leggi giuste. Purtroppo il popolo italiano ha perso le capacità intellettuali. Dobbiamo recuperare il pensiero, dobbiamo cominciare a pensare, non a credere alle chiacchiere dei politici”.

Non è finita: “La giornata del povero non è la giornata delle offerte, ma della rivoluzione culturale, che ci porta a pensare di costruire una società migliore, dove il povero abbia la possibilità di guadagnare e mantenere la famiglia. La concentrazione del potere in mano a poche multinazionali ci ha costretto ad accettare i prezzi dei prodotti sul mercato, che sono fatti da loro. La giornata del povero deve essere anche la giornata della riflessione, per dire a chi ha comandato fino ad oggi che deve andare a casa”.

Il parroco si è infine soffermato sull’eliminazione dell’Italia dai mondiali. “Dopo il pareggio con la Svezia – ha incalzato don Costanzo – si sono sprecate le critiche nei confronti del mondo del calcio. Ma ieri e oggi gli stadi sono stati di nuovo riempiti di tifosi ad appaludire. Nessuno ha parlato di tutti i soldi che girano nel mondo del pallone. Questo significa che abbiamo perso la capacità di pensare: ci sono rimaste le orecchie per ascoltare, non per giudicare”.

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