Anffas, il punto tra ripresa dell’attività e nuovi problemi.


ASCOLI PICENO – Spesso siamo portati a non pensare al sociale come un erogatore di servizi essenziali, eppure chi se ne fa carico svolge un sussidio necessario per la comunità.
Il Covid ha sortito l’effetto di un’onda che ha mutato l’assetto e la rioganizzazione dell’ente. Ieri pomeriggio siamo stati lì. Proviamo a raccontare com’è la loro situazione attuale.

Sicuramente i problemi principali corrono su due strade: da un lato il fattore economico, dall’altro il carico che le famiglie hanno dovuto portare durante questa quarantena.
Il lato economico è scaturito anche da alcuni provvedimenti normativi (sia nazionali come il “Cura Italia”, sia regionali come il DGR n°600) poco chiari.
Di fatto hanno permesso un procrastinarsi dei pagamenti da parte degli enti erogatori. Questo naturalmente ha comportanto anche un disagio per gli operatori che – stando a quello che ci hanno riferito – sono circa sei mesi che non ricevono compensi per il loro lavoro, seppur svolto attraverso i nuovi canali consentiti durante l’esplosione del contagio.

In tutto questo non possiamo dimenticare le famiglie e la diversità – guai a standardizzare ogni persona disabile – dei propri cari. Molti hanno vissuto questa parentesi domestica come un momento di cementificazione dei legami interpersonali, altri hanno manifestato più volte un’insofferenza nel non poter tornare a “scuola”.
Alcuni nuclei familiari si sono visti obbligati a dover mettere sotto contratto una collaboratrice domestica o un’assistente per il proprio affetto.
Tutto questo ha comportato un’altra voce nel loro bilancio familiare, di conseguenza sono in difficoltà. Non possono permettersi di sostenere entrambe le spese, l’assistenza privata e la retta Anffas, né l’ente può rinunciare alla retta, viste le spese fisse che deve sostenere.

La ripresa delle attività

Oggi l’associazione sta pian piano riaprendo i battenti. E’ notizia fresca la ripresa del centro col servizio della mensa. Provando a rispettare i dettami imposti dal Covid, oggi il centro diurno è attivo cinque giorni a settimana e accoglie ogni giorno sei ragazzi. Si effettua quindi una turnazione per permettere l’accesso ad ogni utente per due-tre giorni a settimana. I pasti vengono serviti per gruppi di tre ragazzi attraverso due turni. Quest’ultimo aspetto sembra aver ricevuto dei pareri positivi da parte degli stessi, visto che permette loro di avere un rapporto molto più intimo, diretto e colloquiale con gli operatori. Resta davanti una situazione di bilancio che ha risentito notevolemente del Covid. Le piccole attività (la pittura, su tutte) manuali, di facile gestione ed utili per tener attivi i ragazzi, sono già state riavviate. Per quanto riguarda invece i laboratori: solamente quello riguardante la ceramica è in fase di ripresa. Gli operatori dell’associazione confidano nella possibile ripartenza tra agosto e settembre. Tutti gli altri (l’orto, ad esempio) che necessitano un maggior numero di accortezze – sia logistiche che di sicurezza – sono attualmente fermi.

È indispensabile che le istituzioni (tutte) diano una mano alle famiglie e di conseguenza all’Anffas. Diversamente, una delle più prestigiose associazioni di famiglie con disabili in Italia e il primo centro diurno nato ad Ascoli Piceno circa sessant’anni fa non avrà possibilità di sopravvivere.

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