Caso Cediser, Falco: «Questa amministrazione lo ha depauperato»

laurea

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Al Cediser ancora tutto fermo. Questa amministrazione lo ha depauperato». A dirlo è Rosaria Falco, che attacca sindaco e giunta sulla gestione del centro diurno.

«Il centro diurno socio–educativo-riabilitativo sito in Via Machiavelli opera dal 1995 – dice la consigliera – offrendo alla città un servizio pubblico destinato all’accoglienza, sostegno, integrazione e socializzazione per persone con disabilità grave che hanno terminato il percorso scolastico, per mantenere e sviluppare l’autonomia personale e l’integrazione sociale di persone disabili, sostenendo al contempo le famiglie. Il Centro Cediser, secondo il sito comunale, offre una formazione pre-lavorativa, attività individuali e di gruppo, attività sportive e attività socializzanti.

L’ottima attività svolta, dopo l’insediamento dell’attuale amministrazione, è stata progressivamente depauperata e svuotata di molti contenuti, a dispetto della sbandierata attenzione del nostro sindaco nei confronti dei portatori di disabilità, storia già vista relativamente alla lotta alle dipendenze, di cui lo stesso si definisce propugnatore, ma che ha visto da un giorno all’altro la soppressione, per motivi ignoti, del noto Servizio Risposte Alcologiche, che da oltre venti anni offriva servizi preziosi alla nostra città. Si sono infatti eliminate molte attività utilissime alla integrazione e alla socializzazione dei disabili ospitati durante il giorno, come testimoniato dalle famiglie di ragazzi ed adulti che usufruiscono (pagando naturalmente una retta) dei servizi del Cediser. Infatti risultano “tagliati” i laboratori di ceramica e di tessitura, come anche molte attività didattico-ricreative; eliminato anche, dopo l’emergenza Covid il servizio di trasporto, con grave difficoltà per molte famiglie. Con la chiusura a marzo del centro Cediser a causa dell’emergenza, e l’interruzione anche di ogni attività di assistenza domiciliare, da quattro mesi i disabili e le loro famiglie sono stati completamente abbandonati a se stessi.

Il 4 maggio la Regione stabiliva la ripresa dei servizi alla persona, ma il Comune faceva ripartire l’assistenza domiciliare con molto ritardo e solo in parte, sembra senza neanche aver effettuato i tamponi al personale preposto, mentre il centro diurno Cediser è ancora chiuso in attesa dei tamponi agli operatori ed ai pochi (mi dicono 13) ospiti riammessi, forse da luglio, a frequentare il centro: si parla dei casi più gravi, mentre gli altri sono ancora dimenticati. Mi riferiscono che in ogni caso gli ospiti saranno ammessi solo per mezza giornata, o la mattina o il pomeriggio, esclusa l’ora di pranzo in quanto la mensa è stata chiusa. Ci si chiede per quale motivo tanti ragazzi e adulti disabili siano stati esclusi, per quale ragione l’orario venga ridotto, per quale ragione essi non possano usufruire del mezzo di trasporto, perché non si possa riattivare la mensa e anche tutte le attività originariamente previste, la cui dismissione rende monotona l’attività svolta, impoverita di stimoli preziosi, tanto che, così mi riferiscono, molti ragazzi, prima della chiusura per il Covid, cominciavano ad annoiarsi ed a recarvisi poco volentieri.

Ci si chiede inoltre come mai siano stati aperti i centri estivi e gli autobus possano circolare, ma non sia possibile adottare le misure di sicurezza necessarie e prescritte dai decreti governativi e regionali, per fornire alle fasce più deboli i servizi e le attenzioni cui hanno diritto…Invece solo disservizi e tagli, il tutto nel silenzio ed in assenza di informazioni chiare ed ufficiali alle famiglie, le quali cominciano a soffrire per l’isolamento forzato dei loro cari affetti da disabilità, i cui progressi fatti rischiano di essere posti nel nulla. Sarebbe un obbligo tornare davvero ad occuparsi di queste categorie di cittadini cui l’amministrazione si è sempre vantata di dare voce e valore. Invece nessuno si preoccupa delle difficoltà e della qualità della vita di famiglie e disabili, abbandonati a se stessi senza alcuna comunicazione ufficiale nella generale indolenza amministrativa cui ormai siamo tristemente abituati».

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