L’economia del Piceno cerca di ripartire, ma le incognite sono tante

ASCOLI – La Cna di Ascoli ha elaborato, su base provinciale, i dati forniti dal sistema associativo nazionale che ha monitorato – nelle ultime 3 settimane – aspettative, preoccupazioni e problemi di micro e piccole attività riguardo la fase di ripartenza appena avviata. Un ritratto in chiaroscuro di un territorio che ha voglia di tornare ad essere competitivo ma non sa se riuscirà a vincere questa ennesima sfida. Il sondaggio Cna ha riguardato circa un migliaio nelle Marche e nella nostra provincia.
Su cento imprenditori Piceni che hanno risposto al sondaggio della Cna, 20 sono angosciati e smarriti riguardo al futuro. Solo 14 si dichiarano ottimisti. La maggioranza, ovvero il 66 per cento, sono preoccupati ma pronti a ricominciare. “Il dato rispecchia a nostro avviso – spiega Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli – il vero stato d’animo di chi vuole continuare a fare impresa, creare occupazione e contribuire il Pil del territorio. C’è voglia di fare ma anche la consapevolezza che in questo caso da soli non ce la si può fare. Per questo il contro impegno, come Associazione, resta quello di spingere al massimo, sia a livello di governo nazionale che regionale, affinché le misure di sostegno per piccole e micro imprese siano immediati, con fardelli burocratici ridotti al minimo e realmente funzionali a una rapida ripartenza produttiva”.

 Aspettative e speranze a parte, i dati del sondaggio Cna – entrando nel dettaglio dei numeri – rilevano che oltre la metà delle piccole imprese (il 55 per cento) prevedono per il 2020 un calo di fatturato compreso fra il 40 e il 60 per cento rispetto a quello dell’anno precedente. Solo il 4 per cento prevede che sia invariato o addirittura in leggera crescita. Per quasi il 10 percento, invece, si prevede un calo dall’80 per cento al cento per cento.

In queste settimane di severissime misure restrittive, nel Piceno, solo il 22 per cento del totale delle imprese artigiane e commerciali ha potuto proseguire (interamente o con limitazioni) l’attività produttiva. Il 70 per cento si è fermata, solo il 6,5 per cento è andata avanti parzialmente con consegne o lavori artigiani a domicilio.

Il 27,7 per cento degli imprenditori Piceni ha dichiarato di aver chiesto e ottenuto una moratoria riguardo mutui e leasing. Ma una fetta altrettanto importante (il 20,7 per cento) aspetta ancora una risposta dalla banca di riferimento. Il 49,4 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver fatto richiesta per un aiuto ma la risposta è stata negativa. Nel complesso il 39,4 per cento delle imprese ha richiesto un credito aggiuntivo fino al 25mila Euro mentre quasi il 42 per cento ha rinunciato a chiedere qualsiasi intervento di sostegno alla propria banca.
“Quest’ultimo dato – conclude Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli Piceno – ci deve fare molto riflettere per l’immediato futuro. Sappiamo benissimo che con le sole forze proprie tantissime piccole imprese difficilmente ce la faranno. Eppure quasi la metà non si è neppure rivolto al proprio istituto di credito. La sfida sarà proprio quella di ricucire questo strappo di fiducia fra istituzioni, mondo bancario e imprese. Così ce la facciamo a ripartire. Altrimenti sarà ancora più difficile, se non impossibile”.
Più della metà  delle micro e piccole imprese artigiane e commerciali del Piceno sta facendo ricorso agli ammortizzatori sociali per la sospensione a zero ore dell’attività. Il 20,4 per cento li richiederà per riduzione di orario e solo il 26,7 per cento dichiara di non avere necessità di richiederli. E sono ancora più preoccupanti i dati relativi al sostegno per i lavoratori. Il 12,7 per cento delle imprese è infatti riuscita ad anticipare ai propri dipendenti l’importo della cassa integrazione, il 5,2 per cento dei dipendenti ha invece richiesto l’anticipo della cassa alla banca. Ma ben l’82,1 per cento dei lavoratori – al momento della somministrazione del questionario informativo della Cna – non aveva ancora ricevuto né l’anticipo dall’azienda né quello dalla banca.

 Quasi il 61 per cento di artigiani e commercianti ha già adeguato o sta adeguando la propria attività alle nuove norme che consentiranno la ripartenza dell’attività produttiva. Il 18 per cento non lo ha ancora fatto e un preoccupante 21 per cento dichiara che non sa bene cosa deve fare per mettersi a norma. A fronte di questo c’è un 20 per cento di imprese che hanno già contezza di un calo dei clienti, un altro 20 per cento che non rileva questo rischio e un 60 per cento che non ha indicazioni precise in merito ma prevede un forte calo delle commesse.

“Le misure messe in atto è importante che siano celeri e a fondo perduto – conclude il direttore Cna, Balloni – oggi abbiamo sistemi come la fatturazione elettronica e i registratori elettronici di cassa che possono dare un termometro reale e concreto di quanto si è perso rispetto all’anno ma anche al trimestre precedente o pre Covid-19. Come Cna di Ascoli Piceno proponiamo di prendere in analisi i settori ponderando le rispettive riduzioni di fatturato e utilizzare le risorse europee o regionali stanziando dei fondi che danno possibilità di colmare il Gap per cercare di aiutare in maniera agevole con un provvedimento mirato”.
Artigiani e commercianti. Ovvero contatto diretto con cliente e committente. Per questo la Cna di Ascoli segnala che il 75 per cento delle imprese oggetto del monitoraggio non ha avuto la possibilità, per la specificità del lavoro svolto, di operare a distanza o in regime di telelavoro. Il restante 25 per cento ci ha provato ma più della metà di questi – dichiarano – con risultati poco soddisfacenti o comunque inferiori alle aspettative. A fronte di questi dati, circa il 20 per cento degli intervistati dichiara che opererà per potenziare il lavoro a distanza, mentre più del 75 per cento si affiderà al potenziamento dei protocolli di sicurezza, non potendo rinunciale al contatto diretto e ravvicinato con il cliente.
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