Lo studioso ebreo Bruno Segre: “Ascoli mi salvò dalla deportazione”

ASCOLI PICENO – Nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali, Ascoli  ieri ha ospitato lo studioso Bruno Segre . Lo studioso milanese, oggi 88enne, nato da una famiglia di origine ebraica, venne nascosto in città dalla famiglia De Amicis al riparo dalle persecuzioni delle truppe nazifasciste. Lo storico e filosofo ha incontrato gli studenti del Liceo Classico, la scuola che frequentò per due anni e in seguito ha presentato alla libreria Rinascita il suo libro “Che razza di ebreo sono io” e nell’occasione gli eredi della famiglia De Amicis,  gli ascolani che nascosero lui, sua madre e sua sorella, hanno ricevuto una pergamena di ringraziamento per l’eroico gesto.

Segre ricorda benissimo quei giorni e parla di come “La mia famiglia aveva origini ebraiche, ma noi non ricevemmo mai un’educazione religiosa. L’unica cosa che ci contraddistinse era la non frequentazione dell’ora di religione, ma già in quei momenti sapevo che c’era qualcosa di diverso in noi” ricorda Segre “A scuola ricordo il crocifisso e i ritratti di Vittorio Emanuele e Mussolini ma all’improvviso, era come se fossi diventato trasparente agli occhi dei miei compagni. Iniziavano tutti a guardarci in maniera diversa” ricorda Segre “Noi non sapevamo ancora niente di quello che era successo altrove. Io ero orfano di padre e  anche se per legge gli ebrei non potevano lavorare, mia madre sfruttò la sua conoscenza dell’inglese e del tedesco iniziando a collaborare come traduttrice per una casa editrice di Milano” dice Segre “Molti italiani di religione ebraica tentarono di entrare in Svizzera, come fece anche Liliana Segre ( neo senatrice a vita, non legata da parentela con Bruno, ndr). Il capo redattore della rivista dove lavorava mia madre era Franca Matricardi,  che era ascolana e che ci consigliò di andare ad Ascoli. Quando arrivammo qui ci sistemammo in un albergo a Piazza Viola nel novembre del 43 ma poco tempo dopo, la struttura venne requisita dai tedeschi e  dunque finimmo nella casa di Romeo De Amicis, un ciabattino che aveva nove figli, in via delle Canterine. In quella casa rimanemmo per 9 mesi, con carte d’identità false. Cambiammo cognome in Crema per non destare sospetti” ricorda Segre “Di Ascoli ricordo che vedevo i carri trainati dai bovini, cosa che al Nord non avevamo mai visto e di macchine ce ne erano pochissime. Ricordo anche che pioveva sempre e tutto era molto desolante, per non parlare della fame: mangiammo del pane che sembrava un pezzo di travertino e una volta feci anche una scorpacciata di salsicce; il maiale è proibito dalla nostra religione ma in quel periodo non ci si faceva proprio caso” ricorda, sorridendo, Segre. Le cose cambiarono nel 1944 quando gli angloamericani iniziarono a liberare l’Italia e ad Ascoli ci fu un generale scozzese che guidò le truppe insieme ad un armata polacca” aggiunge Segre “Mia madre iniziò a lavorar nell’amministrazione militare della città con il colonnello inglese Rutter e nel luglio del 1945 riuscimmo a tornare a Milano sopra ad un camion che trasportava mele.Milano era completamente distrutta  ma trovammo una sistemazione in una delle poche case rimaste in piedi” ripete Segre. “Oggi in famiglia festeggiamo la Pasqua ebraica (Pesach, ndr) e in qualche modo cerchiamo di portare avanti la nostra tradizione anche se siamo una famiglia secolarizzata, manteniamo viva la nostra identità”.

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