Post primarie Pd, Urbinati contro i "signori delle tessere"

SAN BENEDETTO DEL TRONTO  – Dopo la bassa affluenza alle primarie del Pd, il consigliere nella Regione Marche, Fabio Urbinati, si avventura in una riflessione politica e si scaglia contro la vecchia nomenclatura del partito.  “A San Benedetto, con un’affluenza di 1.498 elettori, quello della mozione #avantiinsieme di Renzi, con il 77,56% si attesta tra i migliori risultati – l’attacco di Urbinati –  delle prime 5 città delle Marche. Credo però che dalla Riviera delle Palme alcuni dati potrebbero essere utili per aprire una discussione seria sulla cosiddetta forma Partito, argomento che tra l’altro mi sta molto a cuore.

Le conseguenze nefaste delle amministrative Sambenedettesi dello scorso anno, hanno portato i tesserati della Riviera ad esprimersi anticipatamente per il congresso cittadino lo scorso 2 Aprile, in concomitanza con la cervellotica “Convenzione per il Congresso Nazionale”.

Continua Urbinati: “In quell’occasione su 535 iscritti, si sono recati a scegliere la propria classe dirigente cittadina in 386, pari al 72% del totale. Un numero discreto per un’elezione nazionale regionale o comunale, ma molto basso per un congresso, considerando il fatto che se un iscritto non seleziona la propria classe dirigente, cosa si iscrive a fare?

Alle primarie invece, sui 536 iscritti, si sono presentati alle urne solo in 305, il 21,8 del popolo delle primarie. Un numero davvero basso se consideriamo che l’iscritto aderisce ad un partito non solo per votarlo, ma lo fa soprattutto per contribuire, in modo fattivo, al suo funzionamento sia politico che organizzativo.

Dati su cui riflettere in quanto in riviera è macroscopica la differenza del risultato del congresso rispetto alla convenzione del 2 Aprile, dove vinse, se pur di soli 7 voti la mozione di andrea Orlando rispetto a quella di Matteo Renzi. Dati, a mio avviso, che evidenziano un netto distacco tra iscritti e popolo delle primarie”.

Il veleno è nella coda. “Io penso, e sono fermamente convinto che il Partito Democratico appartiene a chi lo vota, e una classe dirigente all’altezza deve essere in grado di metterlo in sintonia con la comunità che rappresenta. I danni che i “signori delle tessere” hanno causato al nostro partito – conclude Urbinati –  sono enormi. Cambiamo rotta, siamo ancora in tempo”.

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