Tre anni dal sisma, il sindaco di Arquata: “Nessuno parla più di noi”

ARQUATA  – Sono passati tre anni da quel 24 agosto 2016, una data che nessuno dimenticherà. La notte in cui il terremoto ha distrutto Arquata e lasciato le sue ferite dentro tantissime persone ancora molto visibili. Domani si ricorderanno le vittime di quel giorno ma si continua a parlare di ricostruzione. Proprio ieri c’è stato un incontro tra gli amministratori locali, i presidenti di Regione e il commissario alla ricostruzione Farabollini per fare il punto della situazione. Per la Regione Marche era presente l’assessore Angelo Sciapichetti.

Presente anche  il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci. « Secondo una ripartizione, le Marche posseggono il 60% dei cantieri da sbloccare, ma c’è  l’Abruzzo che chiede più personale sul suo territorio: non siamo arrivati ad un accordo» dice Petrucci, « Aspettavamo una legge speciale per l’Italia centrale per il post sisma, richiesta insieme all’Anci, ma niente è stato fatto. In 3 anni ci sono stati tre commissari e tre governi: Farabollini non sa ancora se resterà al suo posto; pensiamo che andrà via anche lui» dice Petrucci, « In più, al momento, il governo è dimissionario e quindi l’iter dovrà ripartire ancora: questa è la dura legge del terremoto. Non possiamo ancora parlare di ricostruzione quando ci sono ancora svariate tonnellate di macerie da portare via» spiega il primo cittadino arquatano, « Deve ancora partire a pieno regime il centro di smaltimento macerie di Pescara del Tronto: aspettiamo che la Regione dia il via libera» Per quanto riguarda la situazione delle frazioni del vasto territorio arquatano « Ci sono ancora 7 frazioni perimetrate. E’ stato fatto poco, sopratutto per quanto riguarda i danni di tipo B ed E. Nel nostro comune è rientrata soltanto la metà degli abitanti; molti sono rimasti ad Ascoli e nella vallata e difficilmente torneranno qui, visto che i figli frequentano le scuole in quelle zone. Qualcuno è rimasto anche in albergo» dice il Sindaco, « La burocrazia è troppo pesante: ci vogliono 10 pareri diversi per ogni pratica e servono 8-10 mesi per concluderla. E’ un iter troppo lento. Servono leggi speciali per poter ripartire» evidenzia Petrucci, « Come finirà con il nuovo governo? Con chi dovremo confrontarci? Durante l’ultimo intervento di Conte in Senato, non ho sentito nessuno parlare di terremoto e questo ci sconforta ulteriormente». Anche il vicesindaco Michele Franchi è sulla stessa lunghezza d’onda. « In tre anni tantissime parole e pochissimi fatti. Il territorio si sta spopolando ed è ora che si faccia qualcosa di concreto. Non vogliamo che si spengano le luci e finire nel dimenticatoio.Fortunatamente ci sono stati eventi importanti come la Festa Bella, che ha riportato un bel movimento» dice Franchi, « Speriamo di partire al più presto con i piani di recupero insieme all’Università. Gli arquatani stanno perdendo la pazienza ancora di più: c’è qualcuno che resiste e che vuole restare qui, ma anche loro perderanno la voglia di restare, se non ci sono segni di ripartenza».

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