Trent’anni fa l’aggressione a Nazzareno Filippini. Questa sera il ricordo degli Ultras 1898

ASCOLI PICENO – Trent’anni, tanto è passato dall’atroce morte di Nazzareno Filippini, aggredito brutalmente da alcuni supporters dell’Inter all’esterno dello stadio Del Duca. Gli Ultras 1898 e tutta la tifoseria ricorderanno “Reno” questa sera alle ore 21:30 sul ponte “Costantino Rozzi” davanti alla targa a lui dedicata.

L’incontro Ascoli-Inter è appena terminato. Il Picchio viene sconfitto 3-1. Le forze dell’ ordine fanno defluire dalla Curva Nord dello stadio Del Duca i tifosi neroazzurri, che vengono incolonnati ed avviati verso i cinque pullman parcheggiati in via delle Zeppelle. Ma non si è a conoscenza del fatto che altri due mezzi sono stati lasciati nei pressi della stazione ferroviaria: il secondo gruppo di ultras si dirige alla meta, passando davanti agli ingressi della tribuna coperta ed ecco avvicinarsi il dramma sotto la Curva Sud. All’indirizzo degli interisti inizia un fitto lancio di pietre, lattine ed altri oggetti. E’ il fuggi fuggi generale. Nazzareno Filippini resta coinvolto nella ressa. Ad un certo punto si accascia al suolo, con il volto completamente coperto di sangue. Viene soccorso qualche minuto più tardi e tra le mani che si tendono per aiutarlo ci sono anche quelle di Antonio, diciannovenne, impaurito di quanto sta accadendo. Quando si avvicina non sa ancora che il corpo martoriato è di suo fratello.
Reno entra in coma profondo subito dopo aver varcato la soglia dell’ospedale Mazzoni. Riesce a parlare con i medici del pronto soccorso, lamentando un forte dolore alla parte destra del capo. Durante gli accertamenti perde però conoscenza. Quindi, la corsa disperata verso Ancona con un’autoambulanza a sirene spiegate. In tarda serata è sottoposto a Tac. Le sue condizioni appaiono subito gravi tanto che i sanitari del reparto neurochirurgico lo sottopongono ad un intervento alla testa per rimuovere un grosso ematoma. Filippini subisce in seguito un secondo intervento chirurgico per l’asportazione dei residui emorragici. Il giovane non riesce ad uscire dal coma profondo in cui è caduto tanto che i medici sono pessimisti sul suo recupero: difficilmente, in caso di sopravvivenza, potrà riprendere le piene facoltà fisiche. A fare temere la sua fine imminente è il responso di un’ ennesima Tac. E poi le radiografie della scatola cranica che mostrano un cervello ridotto in poltiglia, con i ventricoli e le anse irriconoscibili, sformati da colpi che indicano una ferocia inaudita. Il cuore di Reno cessa di battere il 17 ottobre per arresto cardiocircolatorio conseguente al progressivo deterioramento delle condizioni cerebrali che già erano gravissime. Nazzareno era un sostenitore convinto dell’Ascoli Calcio e non perdeva occasione per seguire la squadra del cuore. Ascolano purosangue, conosciutissimo in città, molto vicino al mondo sportivo, avrebbe coronato il suo lungo sogno d’amore con la compagna Elisabetta De Benedittis proprio la settimana successiva a quella maledetta domenica. Un dramma nel dramma.

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