Moscati (“Ricostruire Tufo”): «Ponte di Genova? Vediamo due Italie, con cittadini di serie A e di serie B»


ARQUATA DEL TRONTO – Ieri è avvenuta l’inaugurazione del nuovo ponte di Genova, una ferita ancora aperta per la Nazione, parzialmente cicatrizzata con questa ricostruzione. La presenza di tutte le alte cariche dello Stato, festanti per questo traguardo raggiunto “in tempi record”, ha acuito ancora di più il dolore di chi continua a lottare per un futuro nell’arquatano. Carlo Moscati, fondatore e segretario del Comitato “Ricostruire Tufo”, ieri ha pubblicato una nota sulle pagine social dell’ente. Un riflessione critica e netta di chi ancora non vede risolta neanche l’ordinaria amministrazione. Lo abbiamo sentito in mattinata.

«Ormai non capiamo più il confine tra l’incapacità degli attori che dovrebbero avere a cuore la nostra terra e la volontà dell’oblio.» Queste sono le prime parole che ci ha detto Moscati.

«Ieri abbiamo assistito all’inaugurazione del ponte, coi grandi burocrati italiani, il Commissario Straordinario – con pieni poteri e nominato ad acta per la ricostruzione del ponte – che si autocelebrano per questo nuovo miracolo italiano, realizzato in tempi record. Bene, in un Paese normale tutti dovrebbero essere considerati figli della stessa Patria, quindi tutti allo stesso livello con pari diritti e considerazione. Purtroppo constatiamo che così non è. Ci chiediamo il motivo. Perché?

Per il sisma del Centro Italia sono stati nominati Quattro Commissari Straordinari, tutti con poteri limitati. Questi hanno prodotto una marea di ordinanze. Quest’ultime, unite ai provvedimenti assunti dai Governi  – in essere e pregressi -, hanno ostacolato, se non impedito, la ricostruzione delle case, delle opere pubbliche e la ripresa socio-economica dei territori colpiti dal sisma.»

Il ponte di Genova ed il ponte prima di Tufo

«Voglio citarti un esempio. Voglio farti un parallelo tra la ricostruzione del ponte genovese e la nostra terra. Parliamo di viabilità.

Dopo quattro anni dal sisma, per il ponte grande, a tre enormi arcate più gli innesti, situato prima dell’ingresso della Frazione Tufo (sulla SP 129, ex Salaria antica, strategica per la viabilità e di altissimo valore storico), sono cinque mesi che come Comitato combattiamo per poter far reperire ai tecnici incaricati dall’Anas l’irrisoria e modesta cifra di 3.000/4.000 euro (al massimo). Tale somma serve per poter disboscare e rendere possibile il passaggio ai tecnici incaricati per effettuare i rilievi necessari al progetto di ripristino del ponte stesso e degli altri fino al confine con il Lazio.

Ma questa è solamente la “battaglia più recente”. Abbiamo anche combattuto contro la dismissione chiesta dalla provincia di Rieti nel tratto di sua competenza  – tratto per il quale ad oggi la Regione Lazio, nella persona del suo Presidente, ancora non ha stanziato la somma necessaria per gli interventi di sua appartenenza -. La provincia di Ascoli, competente in materia, insieme all’Anas come soggetto attuatore, non ha né le risorse né i mezzi per realizzare l’intervento. Ergo: tutti gli enti coinvolti alzano le braccia. Bisognerà attendere l’autunno prossimo, sperando che la natura faccia il suo corso e si possa accedere al suddetto ponte con minori ostacoli.
Non abbiamo più parole e siamo nella situazione in cui non sappiamo più quali improperi rivolgere a questi burocrati. Non capiamo più il confine tra la loro incapacità e la loro ferma dedizione alla stasi.

Il ponte di Genova è un’opera che merita il giusto valore mediatico, unanimamente riconosciuto. Sui nostri territori si continua ad assistere ad un costante disinteresse ed un perenne oblio, se non per delle sporadiche “passerelle”.
Tutto questo è vergognoso. Non ci resta che gridarlo ad alta voce, sperando che qualcuno ci senta, anche per un semplice sussulto d’umanità.»

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