Ok al Piano faunistico-venatorio regionale, Celani: “Grande conquista il risarcimento per i danni da animali selvatici”

ANCONA – Il Consiglio regionale delle Marche ha approvato il Piano faunistico-venatorio regionale. La proposta di atto amministrativo – relatore di maggioranza Gino Traversini (Pd) e Piero Celani (Fi) per la minoranza – ha ottenuto il via libera con 20 voti a favore. Sei consiglieri hanno votato contrariamente: Sandro Bisonni (Verdi), Gianluca Busilacchi (Art.1) e i consiglieri M5s Gianni Maggi, Romina Pergolesi, Peppino Giorgini e Piergiorgio Fabbri.

Il consigliere regionale Celani ci ha fornito un quadro generale per questa riforma.

“La Regione ha perso tempo per un paio di anni. Finalmente si è riusciti a fare questo piano che varrà per cinque anni – pensate che l’ultimo in vigore era quello della Provincia di Ascoli – dopo un lavoro di oltre un anno. Vengono stabilite le zone di caccia, le specie che possono essere cacciate e, di conseguenza, si stilano i calendari per i cacciatori a Giugno. Questa novità la possiamo assimilare ad un piano regolatore per la caccia. Come Regione abbiamo censito il numero effettivo dei cacciatori: per la nostra Provincia abbiamo 2.537; in tutta la Regione ve ne sono 24.306 (oltre 9.000 sono solamente nel pesarese).
Che novità ci saranno? Le zone di caccia sono state tutte confermate, su richiesta dei cacciatori stessi sono state aumentate del 15% le zone riservate alle aziende agricole-faunistiche. Questi sono territori dove è possibile richiedere la chiusura della caccia per il ripopolamento delle specie. Sono le c.d “riserve”. La grande conquista però è il passaggio dall‘indennizzo al risarcimento per i danni provocati dalla fauna selvatica. Questo vuol dire che se l’agricoltore riceverà un danno di 100 euro, ne riceverà 100.

Un’altra variazione importante riguarda la caccia al cinghiale. Prima, se tu avevi un podere ed avevi una presenza stabile di questo animale nei tuoi terreni – con conseguenti danni ai tuoi raccolti -, per abbatterlo dovevi chiamare il sele-controllore; ora, se l’agricoltore e proprietario del fondo è cacciatore ed ha fatto un corso di nove ore per quel tipo di caccia, può ucciderlo lui. L’Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), attraverso una forte battaglia, ha ottenuto che all’interno di ogni ambito territoriale di caccia ci debbano essere 1.000 ettari di terra – riservato e praticabile anche a stagione chiusa – per l’addestramento dei cani.”

Dove ci sono state delle frizioni per questa riforma?

Le associazioni ambientaliste hanno fatto alcuni ricorsi. Quello più significativo è quello che riguarda i valichi dove transita la selvaggina migratoria. In alcuni vi è il passaggio degli animali protetti, in altri quelli liberamente cacciabili. Questi valichi dovrebbero essere censiti, e poi stabilire entro quanti metri non si può sparare. La Regione ancora non ha provveduto. Le associazioni hanno chiesto di non applicare questo piano finchè non venga ultimato il censimento.”

Ieri, infatti, il consigliere Bisonni ha visto respingersi l’emendamento proposto proprio su questa tema.

Cos’altro può dirci? Quali sono le ultime considerazioni?

Siamo andati avanti in questi anni attraverso il regime di prorogatio, il tutto è durato finche il Consiglio di Stato o il Tar non ci hanno fermato, obbligandoci a varare il piano. La vera nota positiva riguarda la convergenza di idee tra le varie associazioni coinvolte. Questa volta – attraverso una lunga serie di audizioni, al fine di tenere dentro tutte le varie richieste – si sono tutti presentati con un testo unico, riuscendo a fare una sintesi tra di loro. Molto della realizzazione del piano passa anche da loro, molto infatti sarà nelle loro mani. Riguardo alle critiche dei M5S (“molto venatorio e poco faunistico”): le zone che devono essere sottratte alla caccia devono oscillare tra il 20% ed il 30%, noi siamo vicini al 24%, non mi sembra poco.

Come ultimo aspetto voglio dire che tutto questo ha delle ricadute a livello economico. Ci sono delle aziende faunistiche-venatorie presenti. Sono degli istituti faunistici-venatori privati – dalle nostre parti ve ne è uno a Carassai, ben 19 sono presenti nel pesarese – dove si fa’ una gestione privata di tutta l’attività. Nel pesarese e nell’anconetano vi sono anche presenti delle realtà agrituristiche-venatorie.

In chiusura, questo studio ci ha permesso di avere un quadro generale di tutte le specie presenti ed è risultato essenziale per il calendario da stilare. ”

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